Pensioni, verso la fine del “contratto di espansione”. Tre modi per uscire prima da lavoro
Senza un intervento in extremis nel Decreto Milleproroghe, decadrà la misura introdotta nel 2019 che consentiva alle aziende di mandare in pensione i lavoratori che si trovavano a meno di 5 anni dall’uscita, contributiva o per vecchiaia
- Il governo Meloni ha deciso di stoppare finora la proroga del contratto di espansione per le pensioni anticipate. Introdotto nel 2019, lo strumento consentiva alle imprese di far uscire prima i lavoratori che si trovano a meno di 5 anni dalla maturazione del requisito. Ecco quali percorsi sono rimasti attivi
- Previsto in via sperimentale con il Decreto Crescita, il contratto di espansione mirava a favorire la ristrutturazione aziendale evitando il fenomeno "esodati"
- Inizialmente la misura era destinata alle grandi imprese, con più di mille dipendenti. Poi nelle proroghe successive la platea minima richiesta si è ridotta progressivamente fino alla decisione del governo Draghi di ammettere nel contratto di espansione anche le piccole imprese con almeno 50 dipendenti
- In base al contratto di espansione il lavoratore ha la possibilità di pensionarsi, previo accordo tra l'azienda e i sindacati, nel caso si trovi a meno di 5 anni dall’uscita per vecchiaia o all'uscita anticipata contributiva: 42 anni e 10 mesi per gli uomini o 41 anni e 10 mesi per le donne
- Il lavoratore che aderisce all’incentivo ha diritto ad un assegno di pensione pari a quello maturato in caso di uscita ordinaria, senza penalità o decurtazioni
- Il costo per il contratto di espansione viene sostenuto dall’azienda, al netto del valore della Naspi spettante a chi va in prepensionamento
- All’Inps spetta calcolare l’indennità mensile di accompagnamento per 13 mensilità, in base al trattamento pensionistico lordo maturato al momento della cessazione del rapporto di lavoro
- L’onere in capo all’azienda viene pazialmente sgravato dallo Stato tramite l’impiego della Naspi che finanzia l’indennità di accompagnamento alla pensione e il riconoscimento della contribuzione figurativa
- Con la fine del contratto di espansione, che a sua volta aveva sostituito i contratti di solidarietà espansiva, si riducono gli strumenti a disposizione delle aziende per incentivare l’uscita volontaria dal lavoro
- Attiva dal 2013, l’isopensione si basa su un accordo tra azienda, Inps e sindacati. Introdotto dalla riforma Fornero, lo strumento di anticipo pensionistico può essere utilizzato solo da imprese con più di 15 dipendenti
- In secondo luogo resta operativo l’assegno straordinario dei fondi di solidarietà bilaterali. Si tratta di una prestazione che accompagna il lavoratore al raggiungimento dei requisiti pensionistici ordinari per una durata massima di cinque anni pagata dall'Inps per conto del Fondo stesso
- Infine nel 2024 è ancora attivo l’Anticipo pensionistico sociale (Ape) che consente l’uscita anticipata ai lavoratori con almeno 63 anni e 5 mesi che versano in condizioni di particolare difficoltà. L’indennità spetta infatti a disoccupati, disabili gravi, soggetti con familiare disabile convivente o lavoratori che hanno svolto mansioni gravose o usuranti per un certo periodo di tempo