Irpef, per ogni contribuente che paga le tasse altri due non pagano nulla. L'analisi
Ne scrive Il Corriere della Sera, che cita la Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale: si registra un discreto miglioramento negli ultimi dati, relativi al 2021. Dal lavoro della commissione ministeriale presieduta da Alessandro Santoro, ordinario di Scienza delle Finanze all’Università Milano Bicocca, emerge però la fuga dall’Irpef dei contribuenti italiani
- La Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale registra un discreto miglioramento negli ultimi dati, relativi al 2021. Le mancate entrate tributarie sono state stimate nell’anno in 73,2 miliardi; quelle contributive in 10,4. La somma fa 83,6 miliardi, il 3,1 per cento in meno rispetto al 2020
- Ne scrive Il Corriere della Sera, che sottolinea come il livello sia ancora ampio: pari a tre manovre di bilancio. Tuttavia il tax gap è sceso dal 21% del periodo 2016-2020 al 15,3% del 2021
- Del lavoro della commissione ministeriale presieduta da Alessandro Santoro, ordinario di Scienza delle Finanze all’Università Milano Bicocca, emerge però la fuga dall’Irpef dei contribuenti italiani: il tutto è possibile grazie alla somma di regimi forfettari speciali e a provvedimenti favorevoli soprattutto al lavoro autonomo e alle piccole imprese. L’Irpef inoltre pesa sempre di più su dipendenti e pensionati
- Il gettito d’imposta è coperto per oltre la metà da lavoratori dipendenti: come emerge dai dati, per ogni contribuente che versa almeno un euro ce ne sono due che non versano nulla. Il 42% dei contribuenti paga il 91% del totale. Il 54% della popolazione ha redditi mediani inferiori a 10mila euro lordi l’anno
- “L’Irpef è ormai come una gigantesca groviera, piena di buchi”, spiega Santoro, “e se continueremo così non sarà più l’architrave del sistema fiscale, l’imposta personale di tutto il reddito, il caposaldo che assicura principi di equità orizzontale e verticale come dovrebbe avvenire nei Paesi democratici”
- La fuga dall’Irpef è cominciata subito dopo la sua introduzione, con la riforma del 1974. Altrove, un’imposta personale e progressiva era già stata adottata da decenni. A testimoniarlo il lavoro Le riforme dell’Irpef, scritto da Simone Pellegrino e Paolo M. Panteghini
- L’aliquota massima in un primo momento era del 72% oltre i 500 milioni di lire (oggi al 43 per cento). E, sempre inizialmente, non c’erano detrazioni per oneri. L’inflazione produsse, però, pesanti distorsioni che resero necessari diversi interventi. Nel tempo dall’Irpef si tolsero alcuni redditi, come quelli da capitale
- La globalizzazione ha liberato il movimento dei capitali e ha favorito l’aumentare di un fenomeno che ha caratterizzato l’intero dopoguerra italiano, cioè l’esportazione di capitali per sottrarsi al Fisco e difendersi dalla svalutazione della lira
- Si stima che ancora oggi ci siano almeno 200 miliardi di dollari di proprietà italiana nei paradisi fiscali
- Questa cifra, chiude Il Corriere della Sera, rappresenta all’incirca il 10% di tutta la ricchezza mondiale off-shore