In Evidenza
Altre sezioni
altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Ex Ilva, si tratta su 400 milioni di euro a Mittal per il "divorzio consensuale"

Economia
©Ansa

Sarebbe questo l'importo per l'uscita del gruppo franco-indiano dal suo 40% di Acciaierie d'Italia. La base di riferimento sarebbe la valutazione della società realizzata da Enrico Laghi e verificata da Kpmg verso la fine del 2020, in occasione dell'ingresso di Invitalia

Il tuo browser non supporta HTML5

Condividi:

Quattrocento milioni di euro. Sarebbe questo l'importo per l'uscita di Mittal dal suo 40% di Acciaierie d'Italia, l'ex Ilva. La cifra entrerebbe nella trattativa in corso tra il governo e ArcelorMittal, con il gruppo franco-indiano che potrebbe anche accettare un valore più basso. Lo riporta il quotidiano La Repubblica, secondo cui la base di riferimento sarebbe la valutazione della società realizzata da Enrico Laghi e verificata da Kpmg verso la fine del 2020, in occasione dell'ingresso di Invitalia. Allora il valore delle azioni dell'azienda era di 1,050 miliardi.

Le cifre sul tavolo

Secondo il quotidiano, l'esecutivo sarà chiamato a valutare l'esborso per l'ex Ilva dato che, oltre ai 400 milioni per l'uscita di Mittal, ci sarebbero "altri 300-400 milioni da immettere nell'azienda per rilanciare la produzione e circa 950 milioni per ricomprare gli impianti". Tutto ciò anche considerando "che 700 milioni dovrebbero tornare indietro, in quanto prestiti che il Mef aveva versato al primo commissariamento". Questi, in sostanza, gli importi in campo per una sorta di "divorzio consensuale" che eviti un secondo commissariamento con successivo impatto su fornitori e indotto.

vedi anche

Calderone a Sky TG24: "Ex Ilva? Obiettivo è continuità lavoro"

Gli anni duri, la rinascita e lo scontro tra soci

All'ingresso di Invitalia, l'azienda veniva da due anni duri - il 2019 e il 2020 pandemico - che avevano visto perdite cumulate per 1,1 miliardi di euro, che avevano abbattuto gli 1,8 miliardi che Mittal aveva versato nella società nel 2018, dopo aver vinto la gara contro la Cdp, l'indiana Jindal, Arvedi e Leonardo Del Vecchio. Il patrimonio netto, a fine 2020, era quindi sceso a 731 milioni. In seguito è risalito grazie ai 400 milioni che erano stati versati in aumento di capitale da Invitalia (per il suo 38%) e anche per i 325 milioni di utili realizzati nel 2021, l'anno della ripresa dopo il Covid-19. Nel 2022 le vendite erano anche salite, ma l'impennata dei prezzi dell'energia dovuta alla guerra in Ucraina aveva gonfiato i costi: l'utile si era così ridotto a 85 milioni. In ogni caso, a fine 2022 il patrimonio netto di Acciaierie d'Italia era risalito a 1,5 miliardi, a fronte di un debito finanziario di soli 200 milioni, perché la società senza la proprietà degli impianti non è bancabile. Pochi mesi fa, ad agosto 2023, l'azienda ha terminato i 2 miliardi di investimenti per l'ambientalizzazione, anche se mancano altri 2 miliardi per la decarbonizzazione degli impianti, tema su cui si è consumato lo scontro tra i due soci.

leggi anche

Ex Ilva, incontro governo-sindacati: verso divorzio con Mittal