Ex-Ilva, cosa può succedere dopo il mancato accordo tra governo e ArcelorMittal
Nuova fumata nera al termine dell'incontro tra i vertici della multinazionale e l’esecutivo. Il colosso indiano dell'acciaio sembra intenzionato a chiamarsi fuori da nuovi investimenti, anche come socio di minoranza. Sindacati convocati giovedì a Palazzo Chigi. Si profilano amministrazione straordinaria e nazionalizzazione, ipotesi di un contenzioso legale tra le parti
- Il futuro degli stabilimenti ex Ilva di Taranto è sempre più incerto. Ieri è arrivata l'ennesima fumata nera, al termine dell'incontro a Palazzo Chigi tra i vertici della multinazionale ArcelorMittal e il governo. Il colosso indiano dell'acciaio sembra intenzionato a chiamarsi fuori da nuovi investimenti, né in prima linea né come socio di minoranza
- Il “no” di ArcelorMittal preclude l'aumento di capitale da 320 milioni di euro, con cui l'esecutivo si proponeva di portare lo Stato al 66% del gruppo siderurgico tramite Invitalia. Operazione necessaria per garantire la continuità produttiva. Palazzo Chigi ha reso nota al termine dell'incontro "l'indisponibilità" di AM ad assumere impegni "finanziari e di investimento nemmeno come socio di minoranza"
- Nella nota diffusa subito dopo l’incontro il governo ha fatto sapere di avere incaricato "Invitalia ad assumere le decisioni conseguenti, attraverso il proprio team legale" e di aver convocato i sindacati metalmeccanici per giovedì. L’incontro si terrà a Palazzo Chigi alle 19. Sarà un appuntamento che potrebbe fornire maggiori dettagli sulle prossime mosse. Adolfo Urso, ministro per le Imprese e il made in Italy, spiega che il governo interverrà per il polo siderurgico dopo la rottura con ArcelorMittal
- Il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra parla di "atteggiamento assolutamente inaccettabile". Si va "nella direzione opposta rispetto alla responsabilità sociale che si richiede oggi alle grandi multinazionali". I rappresentanti dei metalmeccanici chiedono "un controllo pubblico”. Per Fim, Fiom e Uilm, "l'indisponibilità di Mittal è gravissima”. La Uilm si aspetta "dal governo una assunzione di responsabilità adeguata alla gravità della situazione", afferma il segretario generale Rocco Palombella
- Sul piatto c'è la questione delle risorse necessarie a garantire un futuro all'azienda. A cominciare da quelle per acquistare gli impianti Ilva in amministrazione straordinaria: circa un miliardo. Resta poi ancora incerto il futuro per i 20mila lavoratori dell'azienda, mentre il governo ha stabilito nella legge di Bilancio, per le imprese di interesse strategico nazionale che hanno in corso piani di riorganizzazione aziendale con almeno 1.000 lavoratori dipendenti, un ulteriore periodo di cassa integrazione salariale straordinaria fino al 31 dicembre 2024
- La norma dovrebbe riguardare anche i dipendenti di Acciaierie d'Italia. Al momento sono in cassa 3mila lavoratori di cui circa 2.500 a Taranto, dove prosegue il presidio degli autotrasportatori davanti alla portineria C dello stabilimento che chiedono il pagamento di fatture "scadute" denunciando ritardi "inaccettabili"
- Dopo il mancato accordo tra azienda e governo, è probabile che l’ex Ilva vada in amministrazione straordinaria. Non è escluso l’avvio di un contenzioso legale tra lo Stato e ArcelorMittal. La multinazionale al momento possiede il 68% di Acciaierie d'Italia e vuole bloccare gli investimenti. Il socio di minoranza è lo Stato, che spingeva per mettere i finanziamenti diventando però azionista di maggioranza. Questa ipotesi è ora saltata
- Secondo Il Sole 24 Ore, l’ipotesi più probabile è che ora si apra un contenzioso legale tra lo Stato italiano e ArcelorMittal per il non rispetto degli impegni contrattuali. E che l’ex ILVA sia messa provvisoriamente in amministrazione straordinaria, una procedura che le permetterebbe di restare operativa concordando con il tribunale un piano di risanamento che tuteli i creditori
- Per il futuro i sindacati chiedono una nazionalizzazione della società per un rilancio industriale. Il governo (sempre più propenso verso le privatizzazioni) potrebbe prendere in considerazione un’idea temporanea di questo tipo per poi cercare un partner privato, anche se la ricerca di investitori finora è stata senza esito. Il punto è se questa nazionalizzazione arriverà dopo una causa legale da centinaia di milioni di euro o dopo un accordo tra le parti
- Come sottolinea Il Post, per chiedere l’amministrazione straordinaria che consentirebbe di tenere operativa l’azienda “servirebbe un accordo tra i soci, ma il governo ha la possibilità di forzare usando una norma del cosiddetto decreto ILVA del 2023, che consente di attivare la procedura anche su richiesta del solo socio pubblico”