Pensioni, ipotesi riforma per il governo: si studia passaggio al contributivo per tutti
Resta sempre in piedi l’intenzione dell'esecutivo di varare una riforma previdenziale prima della fine della legislatura, con l’obiettivo di equiparare i vari sistemi di uscita anticipata e incentivare i giovani a scegliere sistemi pensionistici integrativi. Infatti, secondo alcune stime della Ragioneria dello Stato, nel 2040 la spesa per pensioni peserà per il 17% sul Pil
- Dopo il bis di Quota 103, questa volta in versione “penalizzata”, il governo rallenta la corsa sulle pensioni. L’intenzione, in ogni caso, resta quella di una riforma organica, un obiettivo che Palazzo Chigi intende centrare entro la fine della legislatura
- Come ha dichiarato Giorgia Meloni nella sua conferenza di “inizio anno”: “La riforma previdenziale va costruita con equilibrio: il sistema migliore possibile ma uguale per tutti”. L’intenzione sarebbe quella di razionalizzare le varie regole, che in molti casi differenziano soprattutto le uscite anticipate
- Intenzione chiara per questa riforma è quella di adottare a tutto campo il metodo contributivo, valido per qualsiasi pensionamento prima dei limiti di vecchiaia. C’è poi anche l’intenzione di assicurare maggiore copertura previdenziale ai giovani, dando una forte spinta alla previdenza integrativa, che, per il momento, è rimasta priva di nuove agevolazioni a causa delle scarse risorse
- Da capire, invece, che cosa accadrà nel 2025. Se non ci sarà ancora la riforma (o non verrà adottata Quota 41 su cui la Lega continua a spingere), il governo dovrà decidere se confermare ancora per 12 mesi Quota 103 nell’attuale formato o passare a Quota 104, opzione che ha già fatto capolino nelle prime bozze dell’attuale Manovra
- Nell’ultimo dossier della Ragioneria generale dello Stato sulla previdenza si stima che nel 2040 la spesa per pensioni peserà per il 17% sul Pil, con un andamento ancora più sostenuto di quello attuale
- Ad oggi il bilancio preventivo 2024 dell’Inps indica per il prossimo anno uscite a carico dell’Istituto per prestazioni pensionistiche per 310,7 miliardi, in crescita del 5,19% sul 2023
- Giorgia Meloni ha inoltre ribadito che il tema previdenza va affrontato con le parti sociali. Un invito raccolto dalla Cisl ma che vede invece Cgil e Uil un po’ restii, visto che gli incontri del 2023 non hanno prodotto alcuna risposta a loro dire
- Per quanto riguarda i pensionamenti anticipati, sappiamo che la riforma che verrà prenderà spunto dalle misure temporanee inserite nella legge di bilancio, approvata a fine dicembre 2023 dal Parlamento e che vincolano al metodo contributivo tutti i canali di uscita anticipata. L’intenzione è quella di uniformare le regole quanto più possibile
- E per chi è già nel sistema contributivo? La riforma guarda anche ai lavoratori interamente contributivi (cioè chi è in attività dal 1° gennaio 1996), e soprattutto ai più giovani. Dopo l’accesso più agevolato alla pensione di vecchiaia, il governo punta a rendere maggiormente appetibile la previdenza integrativa, in primis per gli under 35, nonostante l’assenza di risorse in Manovra
- Da non dimenticare come la Lega di Matteo Salvini continui a insistere sull’adozione di Quota 41, cioè la possibilità di uscita con 41 anni di versamenti a prescindere dall’età anagrafica. Tale opzione non è stata al momento scartata e potrebbe nuovamente essere affrontata al momento della riapertura del tavolo con le parti sociali. In ogni caso anche se dovesse essere approvata, Quota 41 andrà necessariamente vincolata al metodo contributivo