Lo shopping online mette in crisi i negozi di abbigliamento: -9mila dal 2019 a oggi
A fotografare il quadro è una ricerca di Unioncamere e InfoCamere. Fatta eccezione per Valle d'Aosta e Trentino-Alto Adige, dove si conta una variazione negativa in termini percentuali più contenuta, in tutte le altre Regioni del Centro-Nord, a partire da Lazio, Marche, Toscane e Friuli-Venezia Giulia, si registrano perdite superiori al 10%. La perdita di esercizi in termini assoluti è più forte in Lazio, Lombardia e Toscana
- Lo si poteva immaginare, ma adesso sono arrivati i numeri a confermarlo: l’e-commerce e lo shopping online hanno messo in crisi la vendita al dettaglio nei negozi. A partire da quelli di abbigliamento, che in molti casi hanno chiuso i battenti. A velocizzare il cambiamento nella abitudini dei consumatori negli ultimi anni sono stati prima il Covid, con la chiusura fisica dei negozi, e poi l'inflazione e l'impennata dei prezzi
- A fotografare il quadro sono i dati di Unioncamere e InfoCamere: tra il 2019 e il 2023 il numero di negozi di abbigliamento è diminuito di oltre 9mila unità, attestandosi al 30 settembre scorso leggermente al di sopra dei 78mila esercizi commerciali
- Il bilancio tra aperture e chiusure di attività nel commercio di articoli di abbigliamento in esercizi specializzati è quantificabile in una riduzione di quasi l'11% dei negozi
- La frenata ha messo in difficoltà soprattutto le imprese individuali (il 53% del totale del comparto) che, per il periodo in esame, hanno fatto registrare una diminuzione superiore al 12% (quasi 6mila unità in meno in termini assoluti)
- È consapevole delle difficoltà la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che negli scorsi giorni ha assicurato a Confesercenti che "nessun colosso del web potrà mai sostituire la funzione culturale e sociale che ricoprono commercianti e artigiani"
- Fatta eccezione per Valle d'Aosta e Trentino-Alto Adige, dove si conta una variazione negativa in termini percentuali più contenuta, in tutte le altre Regioni del Centro-Nord, a partire da Lazio, Marche, Toscane e Friuli-Venezia Giulia, si registrano perdite superiori al 10%
- La perdita di esercizi in termini assoluti è più forte in Lazio, Lombardia e Toscana. Questi tre territori insieme segnano quasi la metà della variazione negativa registrata a livello nazionale (-4.272 attività nel periodo in esame, pari al 46% del totale)
- A livello provinciale, le variazioni percentuali più importanti si registrano al Centro-Nord: a Roma, Ancona, Ferrara e Rieti per il commercio al dettaglio di articoli di abbigliamento si contano diminuzioni superiori al 20% nell'arco dell'intero periodo considerato
- Un po’ meglio il Sud Italia. Crotone, Ragusa e Siracusa sono le uniche province in cui la variazione di attività dell'abbigliamento nel quinquennio è positiva, rispettivamente con +1,6% e +0,5% per le due città siciliane
- Il declino ha colpito con particolare forza le componenti femminili e giovanili: è rispettivamente di oltre 4.700 e 2.500 negozi la perdita registrata nel settore in termini assoluti, corrispondente ad una variazione percentuale negativa pari al 10% per le imprese "rosa" e di oltre il 26% per quelle under35