Bonus casa, le ritenute sui bonifici passano dall’8 all’11%: cosa cambia
Nel testo di bozza della Legge di Bilancio è presente una stretta indiretta ai meccanismi di incentivazione a livello edilizio: in questo modo il governo vuole monetizzare la corsa alle ristrutturazioni dell’ultimo periodo. A ciò si aggiunge l’intenzione di frenare la vendita speculativa di appartamenti e immobili rimessi a nuovo dai contributi edilizi e di varare nuovi controlli sul 110%, in particolare sulla presenza o meno della dichiarazione di variazione catastale
- La ritenuta collegata ai bonifici parlanti, necessari per ottenere i bonus casa, sale dall’8 all’11%. Questa è una delle novità segnalate dal testo della bozza sulla Legge di Bilancio, che sarà in discussione in Parlamento nelle prossime settimane
- Non sembrano essere presenti interventi su proroghe e percentuali delle agevolazioni edilizie, come annunciato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, ma questa misura è in sostanza una stretta indiretta a questi meccanismi di incentivazione: in sostanza si punta a monetizzare la corsa alle ristrutturazioni che ci sono state negli ultimi due anni
- Ma cos’è la ritenuta dei bonifici parlanti? La percentuale, ferma all’8% da gennaio 2015, è quella che banche e Poste trattengono, come acconto dell’imposta sui redditi, al momento dell’accredito dei bonifici disposti dai clienti ai fornitori per ottenere detrazioni
- In questo modo le imprese non vedono aumentare le imposte ma si riduce la loro liquidità, anticipando di diversi mesi il momento nel quale vengono effettuati i versamenti all’Erario
- Questa scelta è legata a tutti i bonus edilizi oggi presenti, dal superbonus all’ecobonus, passando anche per lo sconto base del 50% per le ristrutturazioni ordinarie
- La scelta può avere chiaramente delle conseguenze per le imprese, specie in un momento nel quale non è ancora stato risolto il grande problema della monetizzazione dei crediti non ceduti, rimasti in pancia a molte aziende
- Non è, però, l’unica stretta per i bonus casa. Un’altra misura punta a colpire le operazioni di ristrutturazione, agevolate con il superbonus su immobili diversi dalla prima casa
- L’intenzione dell’esecutivo è quella di frenare le vendite speculative di appartamenti e fabbricati, messi a nuovo grazie alla maxi-agevolazione. In questo modo viene introdotto un regime di plusvalenza modellato sul quinquennio di sorveglianza che già oggi scatta al momento dell’acquisto di un immobile
- In questo modo, la ristrutturazione agevolata con il superbonus fa scattare un periodo di cinque anni di sorveglianza, durante il quale un’eventuale cessione genera una plusvalenza tassata: si bloccano così eventuali operazioni speculative. Sono fuori da queste limitazioni gli immobili acquisiti per successione e quelli adibiti ad abitazione principale del cedente o dei suoi familiari per la maggior parte del quinquennio
- La terza stretta apre un nuovo fronte di verifiche sul 110% e riguarda l’allineamento tra lavori realizzati e comunicazioni al catasto. L’agenzia delle Entrate dovrà passare al setaccio i lavori di superbonus, compilando liste selettive di contribuenti e controllando “se sia stata presentata, ove prevista, la dichiarazione di variazione catastale", che possono avere un effetto di tipo fiscale. In caso di disallineamenti potrebbero partire lettere di compliance nei confronti dei cittadini