La pandemia di Covid e la carenza di medici. Queste alcune delle motivazioni che hanno spinto, soprattutto negli ultimi anni, ad affidarsi ad esami e visite sanitarie a pagamento che però, in molti casi, possono gravare sui bilanci famigliari. La Lombardia, in questo senso, è un esempio significativo
- Liste di attesa sempre più lunghe e la scelta, per molti, di affidarsi a prestazioni sanitarie a pagamento. È anche questa una delle voci che grava sui bilanci dei nuclei famigliari italiani, come dimostra, ad esempio, il caso della sanità in Lombardia
- Ad analizzare la situazione è stato il “Corriere della Sera” che ha posto l’attenzione proprio sul caso lombardo dove, solo nel 2022, i cittadini hanno usufruito di 3.177.599 esami, mentre solo a Milano sono stati 898.762, e di 3.792.055 visite (1.352.863 nel capoluogo) erogate solamente considerando gli ospedali pubblici
- I numeri, però, salgono in maniera evidente se si prendono in considerazione anche le prestazioni erogate in regime di servizio sanitario pubblico da ambulatori privati. Lo riporta l’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali
- Utilizzando come parametro il tariffario di libera professione di un importante ospedale pubblico di Milano, ecco che si comprende quanto possano gravare visite ed esami per le famiglie. Un’eco(color) doppler cardiaca, ad esempio, può costare dai 90 ai 200 mentre una Tac dai 70 ai 700. E ancora, per una mammografia monolaterale possono servire dai 90 ai 200 euro. Una colonscopia? Può andare dai 350 ai 1.200
- E per le visite? Una otorinolaringoiatrica può arrivare anche a 200 euro, mentre una oncologica fino a 350. Una visita oculistica può gravare sull’economia famigliare fino a 200, lo stesso dicasi per una urologica. Mentre dall’ortopedico possono servire anche 250 euro
- Un dato da non tralasciare, nell’analisi della situazione, è legato all’andamento delle richieste, che risulta, soprattutto di recente, in una crescita sempre più costante. Agenas, considerando i dati dal 2020, ha segnalato un aumento per l'anno scorso pari al +15% per gli esami e al +2% per le visite in libera professione. Ad influire, nella scelta, anche l’epidemia Covid, che ha visto calare le prestazioni nel settore pubblico
- Se ci si rivolge alla sanità a pagamento, prosegue nella sua analisi il Corriere, i motivi sono anche altri. Ad esempio, il comparto pubblico deve gestire la difficoltà legata alla sempre più gravosa carenza di medici. Mentre ai privati accreditati, conviene sempre di più propendere per esami o visite a pagamento o per quelle per cui si possono ottenere rimborsi più sostanziosi
- Sul tema, proprio nelle scorse ore, è intervenuto il ministro della Salute, Orazio Schillaci. "Il Servizio sanitario nazionale è in parte ingolfato e provato dal Covid, ma abbiamo l'eccellenza che sono gli operatori. Il Ssn è invidiato nel mondo e rimane un patrimonio che va difeso nell'interesse di tutti. Dobbiamo rimettere al centro del dibattito i malati, i pazienti e i cittadini, che chiedono risposte e il target è il problema delle liste d'attesa"
- "Bisogna far sì che tutte le prestazioni che sono erogate a carico del Ssn, e penso agli ospedali pubblici e alle strutture private convenzionate, vengano messe in un unico ReCup regionale", ha proseguito Schillaci
- "Sarà opportuno appena possibile istituire e mettere un'entità che governi e controlli la applicazione e i tempi delle liste di attesa, regione per regione, prestazione per prestazione, per poter intervenire tempestivamente laddove una determinata prestazione in un determinato posto si allunga", ha aggiunto Schillaci