Sostenibilità, il caro-prezzi incide sul carrello della spesa: cala lo spreco alimentare
Lo dice un’indagine firmata da Waste Watcher, International Observatory on Food&Sustainability, promossa dalla campagna Spreco Zero di Last Minute Market con il monitoraggio Ipsos. Fra i prodotti che sono ancora più sprecati ci sono la frutta fresca e la verdura
- Il caro prezzi incide sul carrello della spesa e 'batte' il food waste: in Italia e nel mondo 7 consumatori su 10 tagliano drasticamente gli acquisti e lo spreco alimentare crolla in 8 Paesi. Per il terzo anno, è italiano l’unico Rapporto globale sul rapporto fra cibo e spreco: un’indagine firmata da Waste Watcher, International Observatory on Food&Sustainability, promossa dalla campagna Spreco Zero di Last Minute Market con il monitoraggio Ipsos
- Coinvolti 8 Paesi: Italia, Spagna, Germania, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Olanda e Azerbaijan. Secondo quanto emerso, i consumatori di ogni latitudine del Pianeta faticano con il carrello della spesa e in media 7 su 10 dichiarano di dover drasticamente tagliare i loro acquisti, riducendo il costo della spesa
- “Per la prima volta abbiamo rilevato una massiccia riduzione dello spreco domestico a livello globale - osserva Andrea Segrè, economista e fondatore campagna Spreco Zero, direttore scientifico Osservatorio Waste Watcher International - Si tratta dell’effetto combinato di un quadro economico e sociale drammatico in tutti i Paesi, con un indice di fiducia sul futuro molto basso”
- Tangibile il calo dello spreco alimentare domestico in Italia: scende del 25% circa e si assesta su 469,4 grammi a settimana per ogni cittadino (-125,9 grammi rispetto alla rilevazione dell’estate 2022, ma anche 54,7 in meno rispetto alla rilevazione dello scorso gennaio). Guardando in generale all’Europa sono Spagna e Francia le nazioni più virtuose: si collocano, rispettivamente, a quota 446 e 459 grammi
- Clamoroso anche il miglioramento della Germania che riduce lo spreco medio del 43% circa e si porta a quota 512,9 grammi settimanali (- 379,5 grammi di cibo sprecato spetto alla rilevazione 2022). Resta contenuto, ma c’è e si nota, il miglioramento dei cittadini del Regno Unito, a quota 632 grammi settimanali di cibo sprecato pro capite, con -94 grammi rispetto alla rilevazione 2022. Negli Usa lo spreco alimentare scende addirittura del 35%, arrivando a quota 859,4 grammi settimanali pro capite (-479 grammi rispetto al 2022, un calo record)
- Nella rilevazione 2023 del Cross Country Report fa il suo ingresso l’Azerbaijan, che svetta nella rilevazione, con 1116,3 grammi di cibo pro capite gettato nel corso di una settimana. Un dato che si avvicina alle stime 2022 degli Stati Uniti. All’indagine hanno preso parte 7500 cittadini, con un campione statistico di 1000 interviste per ciascun Paese e 500 interviste per l’Azerbaijan
- La frutta fresca è l’alimento più sprecato del pianeta: svetta in Italia (33%) e Spagna (40%). Ma lo stesso accade in Germania (30%), Stati Uniti (32%) e in Francia, Olanda e Regno Unito, con l’eccezione del solo Azerbaijan dove si sprecano innanzitutto i cibi pronti
- A contendersi il secondo posto di alimento più sprecato sono le insalate (in Italia, al 24%, e in Francia, Regno Unito e Usa), e la verdura (in Olanda), fra cui cipolle, aglio e tuberi in Francia, Spagna e Azerbaijan. In Germania capita di sprecare in misura notevole affettati e pane confezionato, in Spagna pane fresco, in Azerbaijan persino la carne rossa.
- Tra le strategie contro lo spreco alimentare c’è l’attenzione alle etichette fronte pacco. Secondo l’ultimo Rapporto di Waste Watcher International per campagna Spreco Zero, su monitoraggio Ipsos/Università di Bologna, 7 italiani su 10 (71%) leggono l’etichetta di un prodotto alimentare prima di acquistarlo. Un dato record al quale si avvicina la Spagna (70%), mentre in Germania meno di un consumatore su 2 legge le etichette alimentari (45%), quasi come in Olanda (49%), laddove in Francia saliamo al 66%
- L’analisi delle percezioni dei consumatori riguardo alle etichette fronte-pacco evidenzia ancora che per gli italiani (62% dei rispondenti) e i francesi (56% dei rispondenti) la provenienza del prodotto è molto più rilevante che per gli altri Paesi. Le informazioni nutrizionali, pur non essendo caratteristica di primaria importanza per nessun Paese analizzato, rappresentano una determinante di scelta rilevante per Italia (53%) e Spagna (52%)