Giornata internazionale della parità retributiva 2023, la situazione in Italia e in Europa
Cade oggi, 18 settembre, la ricorrenza istituita dall'Onu nel 2019 per sensibilizzare sul gender pay gap (e provare a superarlo). Se si guarda alla differenza media di retribuzione lorda oraria tra donne e uomini, in Italia una lavoratrice guadagna il 5% in meno di un uomo. La media europea è del 12,7%. La situazione però cambia se si tiene conto del divario retributivo complessivo
- Si celebra oggi, 18 settembre, la Giornata internazionale della parità retributiva. Istituita dall’Onu nel 2019 con l’obiettivo di sensibilizzare sul gender pay gap, vuole mettere l’accento sulla necessità di accelerare le politiche per il raggiungimento della parità salariale tra donne e uomini nel mondo del lavoro
- Il gender pay gap (grezzo) è la differenza media di retribuzione lorda oraria tra donne e uomini. Guardando a dati Eurostat aggiornati al 2023, in Italia una donna guadagna il 5% in meno di un uomo. A eccezione del Lussemburgo (-0,2%), in tutti gli altri Paesi le donne guadagnano comunque meno degli uomini (in Estonia si arriva a una differenza del 20,5%). La media europea è del 12,7%
- Per avere un quadro completo bisogna però guardare al divario retributivo complessivo, che misura l’impatto di tre fattori combinati: retribuzione oraria media, media mensile del numero di ore retribuite e tasso di occupazione. In questi termini, la differenza salariale in Italia raggiunge il 43% (contro una media europea del 36,2%). Perché questo accade?
- Come spiega un’analisi del Parlamento europeo, in alcuni Stati Ue “divari retributivi più bassi tendono ad essere collegati a una minore partecipazione delle donne al mercato del lavoro”. Al contrario, “divari più alti tendono a essere collegati ad un'elevata percentuale di donne che svolgono un lavoro part-time o alla loro concentrazione in un numero ristretto di professioni”. Resta comunque possibile individuare cause strutturali del divario salariale di genere
- Tra queste c’è il tentativo di bilanciare carriere e famiglia. Nel 2018, guardando a dati Eurostat, un terzo delle donne occupate nell’Unione europea ha subito un’interruzione dal lavoro per motivi legati alla custodia dei figli. Agli uomini è successo solamente nell’1,3% dei casi. Il lavoro di cura spesso affidato alle donne riduce così il tempo da dedicare al lavoro retribuito: quasi un terzo delle donne lavora part-time, a fronte dell’8% degli uomini
- E ancora, secondo la Commissione europea tra le cause del gender pay gap c’è anche una sovra-rappresentanza di donne in settori lavorativi generalmente a basso salario: assistenza, sanità, istruzione
- Inoltre, nel 2020, le donne in posizioni dirigenziali nell’Ue erano il 34% (poco più di un terzo), nonostante rappresentassero la metà dei dipendenti. E in ogni caso, anche quando le donne sono manager, non guadagnano quanto i loro colleghi uomini. Ricevono il 23% in meno all’ora, sempre secondo i dati forniti dalla Commissione Ue
- La riduzione del divario retributivo di genere creerebbe una maggiore uguaglianza di genere, riducendo la povertà e stimolando l'economia. Stando alle stime dell’Unità di valutazione del valore aggiunto europeo, la riduzione di un punto percentuale del divario retributivo di genere comporterebbe un aumento del prodotto interno lordo dello 0,1%
- Restando all’interno dei confini europei, si sta cercando in diversi modi di superare il gender pay gap. Nuove regole approvate nel 2023 vanno ad esempio a contrastare il segreto salariale: i lavoratori e le lavoratrici avranno il diritto a ricevere informazioni sulla retribuzione per la loro categoria di lavoro
- E ancora: nel caso in cui la dichiarazione obbligatoria sulle retribuzioni di un'azienda (o di un’amministrazione pubblica) mostri un divario di almeno il 5%, i datori dovranno effettuare una valutazione delle retribuzioni in cooperazione con i rappresentanti dei loro dipendenti
- Agli Stati membri si chiede poi di introdurre sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive per tutti i datori di lavoro che non rispettano le regole europee. Quando la violazione delle norme arreca un danno, la normativa prevede anche il diritto di chiedere un risarcimento