Gender gap: in Paesi Ue il 32,7% dei parlamentari è donna. Occupazione femminile al 46%

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L’Eurostat certifica che il Vecchio Continente, pur con numeri non altissimi, fa meglio di altre zone del mondo per la rappresentanza femminile negli organi legislativi. Nel lavoro c’è però ancora una certa disparità con gli uomini: nel settore edilizio soltanto l’1% è occupato da lavoratrici femminili, mentre la percentuale schizza al 93% nell’ambito della cura dei bambini e dell’insegnamento di supporto

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Il 32,7% dei seggi nei Parlamenti dei Paesi europei è occupato da donne. I numeri non sono altissimi eppure il Vecchio Continente fa meglio della media mondiale, che si attesta al 26,4%, come emerge da dati Eurostat riferiti a luglio 2022 e rilasciati in occasione della Giornata internazionale della donna. Sono solo tre gli Stati al mondo con una percentuale di donne parlamentari che supera quella dei colleghi: Ruanda (61,3%), Cuba (53,4%) e Nicaragua (51,7%). Parità al 50% si riscontra invece in Messico e negli Emirati Arabi Uniti. Del tutto diversa la situazione in Papua Nuova Guinea, Vanuatu e Yemen. Qui, in Parlamento non siede nemmeno una donna. Se l’Europa fa quindi leggermente meglio di altre zone del mondo per quanto riguarda la rappresentanza femminile negli organi legislativi, i dati generali dal mondo del lavoro restituiscono un Continente dove il gender gap è ancora realtà. È sempre l’Eurostat a rilevare come, in Europa, nel terzo quadrimestre 2022, la quota di lavoratrici occupate tra i 15 e i 64 anni si fermava sotto il 50% (al 46%), contro il 54% degli uomini. 

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Lavoratrici all’1% in edilizia ma al 93% nell’insegnamento di supporto

La percentuale più bassa di lavoratrici (1% sul totale) si registra nel settore edilizio. Non va meglio al settore della meccanica e delle riparazioni, così come l’installazione di strumenti elettrici e nella riparazione (con gli ultimi due al 3%). Come macrosettore, che ricomprende quelli citati, è infatti quello di "artigianato e mestieri affini" a vedere la minor presenza femminile, all'11% del totale. Al contrario, le donne rappresentano il 93% della forza lavoro europea nell’ambito della cura dei bambini e dell’insegnamento di supporto, l’89% nell’infermieristica e nell’ostetricia e l’88% nell’insegnamento nelle scuole primarie o dell’infanzia. Molte donne anche tra i segretari d’ufficio (66%), nei servizi di vendita (63%) e nelle figure professionali come scienziati e insegnanti (54%).

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Il gender gap nel lavoro autonomo

Differenze di genere vengono evidenziate dall’Eurostat anche nel lavoro autonomo. Sempre nel terzo quadrimestre 2022 e sempre guardando alla fascia d’età 15-64 anni, la quota di professionisti era molto più alta rispetto a quella delle professioniste: 16,1% contro il 9,4%. Eurostat evidenzia però come la forbice aumenti al diminuire del livello di istruzione. Il gender gap è infatti più pronunciato tra le persone meno istruite (8,4%). A livelli medi di istruzione si scende al 7,2% e a livelli alti al 5,8%. Anche l’età influisce sul gender gap. La differenza nei numeri tra lavoratori e lavoratrici autonome di età tra i 25 e i 49 anni è al 5,7%, mentre tra i 50 e i 64 anni sale al 9,9%.

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