Lavoro, contro il caldo cassa integrazione più semplice

Economia
Simone Spina

Simone Spina

Più facile accedere agli ammortizzatori sociali per il settore dell'edilizia e quello agricolo, dove gli operai sono tra i più esposti alle alte temperature. E' quanto annunciato dalla ministra del Lavoro. Previsti anche protocolli per ridurre i rischi per la salute in altri settori. Critica la Cgil e la Uil, che chiedono misure specifiche e urgenti

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Sono cinque i morti sul lavoro collegati al caldo nelle scorse settimane. L’ultimo a cadere sotto il sole è stato un bracciante agricolo mentre raccoglieva cocomeri. Chi è impegnato sui campi è tra i più rischio, così come chi ripara strade o ristruttura un palazzo. Ed è in agricoltura ed edilizia che diventerà più semplice ricorrere alla cassa integrazione, quando le alte temperature rendono pericoloso svolgere le normali attività.

Sui campi e in edilizia cassa integrazione semplificata

Le imprese di questi settori potranno quindi chiedere l’aiuto dello Stato, lasciando a casa i dipendenti (che prenderanno, di conseguenza, una paga inferiore a quella consueta) senza consumare le ore a disposizione di questo ammortizzatore sociale. La cassa integrazione, che di norma si usa quando l’azienda è in difficoltà economica, può già adesso essere chiesta quando le temperature superano i 35 gradi (e anche meno se si sta sotto il sole o c’è molta umidità) ma il provvedimento annunciato dalla ministra del Lavoro Marina Calderone, all'esame del prossimo consiglio dei ministri, dovrebbe allargare le maglie.

Cgil e Uil: servono misure urgenti e specifiche

La novità non lascia soddisfatti tutti i sindacati. "La montagna ha partorito un topolino", commenta il leader della Uil Pierpaolo Bombardieri. "Nessuna risposta sulla nostra richiesta di emettere un decreto specifico che disponga l'obbligo di interrompere le attività lavorative quando vengono superati i 32 gradi centigradi, ovviamente, nel caso in cui non venissero realizzati specifici accordi di rimodulazione orari o riorganizzazione del lavoro, per gestire le situazioni di emergenza caldo". Dello stesso tenore le parole della segretaria confederale della Cgil Francesca Re David: "La discussione è stata rinviata ad un generico impegno per un protocollo su salute e sicurezza nel cambiamento climatico, di cui non si capiscono né finalità né tempi né strumenti né valore". 

Protocollo per la sicurezza

Si studiano, in effetti, altre regole valide per tutti i settori. Un protocollo nel quale si prevede che l’azienda deve, per esempio, capire se il tipo di incarico è compatibile con l’età del dipendente, con particolare attenzione a chi ha problemi di salute. Le imprese inoltre sono chiamate a eliminare o ridurre l’esposizione diretta dei lavoratori al caldo, pianificando pause, prevendendo turni notturni, posticipando l’attività fino a interromperla. Tra le ipotesi anche lo smart working, se – per esempio - i locali non sono climatizzati, con procedura semplificata (su modello Covid) quando le modalità di lavoro lo permettono. 

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