Pnrr, con modifiche tempi più lunghi per alcune opere: il punto sulle ferrovie

Economia
Simone Spina

Simone Spina

Cambiando il Piano Nazionale di Ripresa alcune opere non saranno pronte per il 2026. Potrebbe essere questo il caso dell'ammodernamento di certe tratte ferroviarie, pensato per far risparmiare tempo a chi viaggia o aumentare il numero di treni a disposizione

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Cambiare il Piano Nazionale di Ripresa, rimodularlo – come dice il governo – può voler dire che un certo progetto non vedrà la luce nei tempi previsti ma più tardi. Per esempio: il potenziamento della linea ferroviaria fra Roma e Pescara potrebbe non essere realizzato entro la metà del 2026 ma successivamente.

La tabella di marcia 

Chi, quindi, sperava fra tre anni di impiegare ottanta minuti in meno (questo l’obiettivo) per andare in treno dalla capitale alla città abruzzese dovrà aspettare. Situazione simile per i pendolari fra Palermo e Catania (ora ci vogliono tre ore di treno e il Pnrr punta a ridurre il viaggio a due) o la Salerno-Reggio Calabria (80 minuti in meno).

Salvini: realizzeremo tutte le opere

Tutti questi lavori non scompaiono dal programma finanziato con oltre 190 miliardi dall’Europa. Il Ministero delle Infrastrutture, infatti, vuole realizzare tutte le opere sul tavolo, utilizzando – aggiunge il dicastero guidato da Matteo Salvini – ogni voce di spesa possibile. In pratica, i progetti del Pnrr che non si potranno ultimare entro tre anni (come in accordo con Bruxelles) verrebbero salvati, ma posticipati, utilizzando i tradizionali fondi europei oggi destinati ad altro. 

Revisione in corso

Una strategia del genere va approvata dall’Unione e rientra nell’idea più vasta che ha Palazzo Chigi di revisionare tutto il Pnrr. L’operazione non è impossibile ma neanche semplice, soprattutto per una missione, quella delle Infrastrutture, a cui sono assegnati oltre 25 miliardi di fondi europei.

Tubi colabrodo e ritardi

Oltre alle ferrovie, in capo a questo ministero ci sono poi altri lavori, come le stazioni di rifornimento a idrogeno, uno dei progetti presenti nel lungo elenco di criticità stilato dal governo, ma anche le dighe e il miglioramento del sistema idrico in generale, sulle quali la Corte dei Conti ad aprile aveva chiesto di intervenire, visti i ritardi e l’aumento dei costi.

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