Pnrr, Corte dei Conti: opere idriche in notevole ritardo

Economia
Simone Spina

Simone Spina

Costi dei lavori che triplicano, dubbi sull'efficienza dei progetti e la loro gestione. La magistratura contabile lancia l'allarme su due miliardi di investimenti previsti col Piano Nazionale di Ripresa per migliorare la qualità dell'acqua e gli approvvigionamenti. Chieste spiegazioni al governo

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Per rimettere a nuovo la diga di Rosamarina, in Sicilia, servono molti più soldi del previsto: quasi 26 milioni anziché gli otto messi nero su bianco poco più di un anno fa, quando l’opera entrò nella lista di interventi finanziati dal Piano Nazionale di Ripresa. E, se non si dovessero trovare i soldi necessari, questa potrebbe essere una delle opere che scomparirebbe dal Pnrr. E’ solo un esempio delle criticità legate ai lavori finanziati in parte coi soldi europei per migliorare la rete idrica italiana e dare una spallata alla carenza di acqua

La magistratura bacchetta il governo

Un’operazione quanto mai essenziale in tempo di siccità. A traballare, ci dice la Corte dei Conti, potrebbero esserci anche altri fra i 124 progetti approvati dallo scorso governo e per i quali sono destinati due miliardi del Recovery. Tanto che la magistratura contabile chiede al Ministero delle Infrastrutture guidato da Matteo Salvini di spiegare entro un mese come intende migliorare la situazione.

Rete colabrodo e siccità

Quanto preso in esame dalla Corte riguarda una parte consistente degli investimenti programmati per rendere più efficiente il nostro sistema idrico, che perde oltre il 40 per cento dell’acqua prima di uscire dai rubinetti e che ha bisogno di essere ammodernato per mettere in sicurezza l’approvvigionamento.

Si procede a rilento e la coperta è corta

 

Opere del Pnrr che riguardano tutto il Paese, dagli invasi del fiume Po ai grandi serbatoi della Puglia, passando per le condotte dell’acqua in Sardegna, ma che - scrivono i giudici – presentano “notevoli ritardi” e problemi di copertura economica. La mancanza di risorse è in parte dovuta ai rincari dell’energia e delle materie prime (per la Corte dei Conti non sempre puntualmente giustificati), ma è anche causata da difetti nelle scelte e nella programmazione, con cambi in corsa su cosa realizzare per garantire e migliorare la qualità dell’acqua in città e aree agricole.

Quanti soldi ci sono a disposizione

Col Piano Nazionale di Ripresa in totale vengono destinati alla rete idrica oltre otto miliardi, dei quali 4,38 per la gestione sostenibile, 2 per la sicurezza dell'approvvigionamento, 0,9 per la riduzione delle perdite, 0,88 per il sistema irriguo e 0,6 miliardi per fognature e depurazione. Secondo l’ultimo Documento di Economia e Finanza presentato dal governo Meloni, invece, servono 13 miliardi per adeguare acquedotti e invasi ai livelli internazionali. Cinque miliardi sono stati programmati, altri otto dovrebbero trovare destinazione entro la fine dell’anno.

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