Commissione Ue: "Italia è uno dei Paesi all'avanguardia nell'attuazione del Pnrr"

Economia

Lo ha affermato un portavoce della Commissione in merito ad uno dei passaggi dello studio sull'industria manifatturiera del 5 dicembre e pubblicato ieri. Intanto l'Upb denuncia il ritardo sugli asili nido: si rischiano 17.400 posti in meno rispetto al target di 150.480

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"L'Italia è uno dei Paesi all'avanguardia nell'attuazione del Pnrr ed è anche il primo ad aver fatto richiesta per la sesta e settima tranche. La Commissione e l'Italia collaborano quotidianamente, con l'obiettivo comune di affrontare gli ostacoli e accelerare l'erogazione dei fondi ai beneficiari". Lo ha afferma un portavoce della Commissione in merito ad uno dei passaggi dello studio sull'industria manifatturiera del 5 dicembre e pubblicato ieri. Lo studio - viene precisato - è stato commissionato dall'esecutivo Ue ma nelle note a pagina 2 viene sottolineato come "non rifletta necessariamente l'opinione della Commissione". 

"L'Italia ha ricevuto il maggior numero di fondi del Recovery"

"Il Recovery and Resilience Facility è uno strumento basato sui risultati, per cui i pagamenti vengono effettuati agli Stati sulla base dei risultati raggiunti in termini di riforme e investimenti, senza alcun legame con i costi effettivamente sostenuti dagli Stati membri. Ricordiamo che l'Italia è lo Stato membro che ad oggi ha ricevuto il maggior numero di fondi del Recovery, con 122,13 miliardi di euro erogati, pari a oltre il 60% dell'importo complessivo assegnato al piano italiano", spiega il portavoce dell'esecutivo comunitario nella puntualizzazione su uno dei passaggi, quello riguardante il Pnrr, di uno studio sull'industria manifatturiera dei 27 redatto dalla Direzione Generale Energia. All'interno del documento, nella pagina dedicata alle clausole di responsabilità, viene ricordato: "Le informazioni e le opinioni contenute in questo rapporto sono quelle degli autori e non riflettono necessariamente l'opinione ufficiale della Commissione. La Commissione non garantisce l'accuratezza dei dati inclusi in questo studio. Né la Commissione né le persone che agiscono per conto della Commissione possono essere ritenute responsabili dell'uso che può essere fatto delle informazioni in esso contenute".

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Upb: ritardi sugli asili, usati solo il 25% dei fondi 

Proprio oggi, però, è emerse dal rapporto dell'Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) sullo stato di attuazione del "piano asili nido e scuole d'infanzia", che vede il rischio di 17.400 posti in meno rispetto al target di 150.480. "Nonostante la centralità" dell'intervento Pnrr per asili e scuole dell'infanzia, emergono "criticità nella sua realizzazione" che "si ripercuotono sullo stato di avanzamento dei 3.199 progetti censiti in ReGiS. Secondo il cronoprogramma finanziario, dei 3,24 miliardi delle risorse del Pnrr, a tutto il 2024 avrebbero dovuto essere spesi 1,7 miliardi, ne risultano utilizzati 816,7 milioni", ovvero il 25,2%". 

 

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Su asili nido difficoltà sin dalle prime fasi

L'Upb spiega che sugli asili nido si sono riscontrate difficoltà fin dalle prime fasi attuative del Pnrr. L'adesione da parte dei Comuni, soprattutto quelli del Mezzogiorno e con gravi carenze strutturali, "è stata limitata e sono state necessarie più procedure di assegnazione dei fondi per esaurire tutte le risorse disponibili". La quasi totalità degli interventi avviati nel 2020 o nel 2021 è in una fase esecutiva e solo circa il 3% dei progetti è concluso. Invece, parte dei progetti avviati con il più recente 'Nuovo piano asili nido' non è ancora presente in ReGiS e per più della metà di quelli censiti non si hanno informazioni. All'interno delle singole macroaree del Paese si osservano andamenti differenti tra le fasi di avanzamento dei progetti: nel Centro e nel Nord c'è una leggera prevalenza di progetti in esecuzione (rispettivamente 72,7% e 70,9%) rispetto al Mezzogiorno (69%); nel Nord si registra la quota maggiore di progetti (18%) nella fase conclusiva. 

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Da spendere nel prossimo biennio 2,4 miliardi di euro

A causa dei ritardi, che costringono a spendere nel prossimo biennio ben 2,4 miliardi di euro, sono forti le incertezze sul conseguimento dell'obiettivo sia in termini quantitativi (realizzare 150.480 nuovi posti complessivi) sia temporali (entro giugno 2026). L'Upb ha elaborato quattro scenari. Nello scenario più favorevole, la distanza dal target sarebbe marginale, circa 500 posti, fino a salire a circa 26.000 posti in quello meno favorevole. Nella stima conservativa, che introduce le minori correzioni rispetto ai dati dichiarati, lo scarto sarebbe pari a circa 17.400 posti. I posti aggiuntivi per gli asili nido oscillano tra 93.239 nello scenario meno favorevole e 110.831 in quello più favorevole, mentre quelli delle materne variano tra 31.063 e 39.175. L'Upb ricorda che il Piano strutturale di bilancio (Psb) prevede ulteriori impegni, meno ambiziosi del Pnrr, per il potenziamento dei servizi educativi per i bambini sotto i tre anni, che sono inclusi fra quelli necessari per l'estensione a sette anni del periodo di aggiustamento dei conti pubblici. L'obiettivo di copertura del 33% su base nazionale e almeno del 15% su base regionale per gli asili nido si realizzerebbe, complice il calo demografico, anche senza la piena attuazione del Pnrr. 

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