Pnrr, Foti: “Verso la riprogrammazione a febbraio ma nessuna proroga”. Cosa sappiamo
EconomiaIntroduzione
Il ministro Tommaso Foti è intervenuto ad Atreju e ha indicato la rotta sul Pnrr: si prevede "una riprogrammazione a febbraio, ma nessuna proroga". Resta infatti l’obiettivo del 30 giugno 2026. Foti ha precisato anche che il governo farà il punto nei prossimi giorni: “Ci sono cose che stanno funzionando bene e misure che hanno qualche problema, dobbiamo verificare se il problema è relativo ad una questione strutturale e quindi bisogna cambiare strada su quella misura”.
Quello che devi sapere
Il futuro post 2026
- “È indubbio che bisogna pensare anche al dopo 2026, è importante anche il progetto di riforme perché le riforme nel medio lungo periodo servono a sbloccare delle incrostazioni che questo Paese ha da 30 anni e forse anche di più", ha proseguito Foti. "Oggi la manifattura europea è in crisi tutta, noi stiamo subendo la crisi tedesca più di ogni altro. Anche sotto questo profilo calibrare le misure significa spendere, ma spendere bene e comunque non inutilmente".
Per approfondire: Casoli, presidente Elica: “Norme chiare per il mercato manifatturiero”
Rimodulare il Pnrr in corsa non ha portato risultati
- L'intervento del neo ministro competente per il Pnrr, succeduto al neo commissario Ue Raffaele Fitto, è arrivato il 12 dicembre, giorno in cui l'Ufficio parlamentare di Bilancio ha affermato che rimodulare il Pnrr in corsa, nel 2023, non ha portato buoni risultati. Serve piuttosto "un quadro normativo chiaro e stabile", sottolinea l'Upb che, insieme all'Irpet - Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana - ha prodotto uno studio anche alla luce delle novità introdotte sul nuovo codice contratti
Cosa analizza l’Ufficio parlamentare di bilancio
- L'Upb analizza l'impatto della riforma del codice dei contratti e della rimodulazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sugli appalti pubblici, entrambi intervenuti nella seconda metà del 2023. Lo studio si concentra in particolare sui lavori pubblici di importo superiore a 40.000 euro avviati dai Comuni tra il 2022 e il 2024. L'analisi non tiene conto delle recenti ulteriori modifiche al codice né delle due ulteriori revisioni del Pnrr approvate nel 2024
Progetti rallentati dalla rimodulazione
- Secondo l'analisi, l'incertezza sulla rimodulazione Pnrr del 2023 ha portato a un rallentamento medio del 14,2% nei progetti, soprattutto nel Nord, Mezzogiorno e piccoli Comuni. Più in dettaglio non si è registrato nessun impatto significativo sui prezzi e sulle strategie di offerta. La riduzione dei prezzi è modesta e in linea con quella generale dell'ultimo decennio
La riforma del codice dei contratti
- Upb segnala invece come la riforma del codice dei contratti ha portato ad una riduzione della durata della fase di affidamento di circa 9 giorni in media sia per i progetti Pnrr/Pnc che per gli altri, con una flessione ancora più marcata nel Mezzogiorno dove si rileva un calo in media di circa 20 giorni per le procedure negoziate (-38% rispetto alla fase antecedente al nuovo CdC) e dai 20 ai 30 giorni per quelle aperte (-35%)
Incertezza su programmazione e risorse
- Nella seconda metà del 2023, l'incertezza sulla programmazione e sulle risorse disponibili legata al processo di rimodulazione del Pnrr - si legge nell'analisi di Upb - ha avuto un impatto negativo sull'avanzamento dei lavori. Lo studio confronta al 31 dicembre 2023 l'avanzamento dei lavori commissionati dai Comuni relativi ai progetti che tra luglio e dicembre 2023 hanno scontato il rischio di essere rimodulati e quelli che non sono stati esposti a questo rischio
Rallentamento dell’esecuzione delle opere del 14,2%
- L'analisi stima un effetto di rallentamento dell'esecuzione delle opere in media del 14,2%, con picchi nel Nord e nel Mezzogiorno. A risentire dell'incertezza sulla programmazione e sulle risorse disponibili sono stati soprattutto i comuni di minore dimensione, meno attrezzati in strumentazione e in capitale umano. Forse è proprio questa l'evidenza più importante per la policy, considerando che le piccole amministrazioni rappresentano circa il 90% dei soggetti attuatori del Pnrr e gestiscono circa il 60% dei progetti
La stabilità del quadro normativo
- In conclusione, i risultati dello studio Upb-Irpet suggeriscono l'importanza di un quadro normativo chiaro e stabile per favorire la programmazione degli investimenti da parte delle amministrazioni, la partecipazione delle imprese e la realizzazione tempestiva delle opere pubbliche: sono dimostrati infatti gli effetti negativi di interventi frequenti e poco organici sulle norme che regolano il funzionamento di un mercato complesso e strategico come quello degli appalti
Cos’è il Pnrr
- Il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è il programma – redatto dal governo Draghi e approvato nel 2021 dalla Commissione europea – con cui il governo intende gestire i fondi del Next generation Eu. Quest’ultimo è lo strumento di ripresa e rilancio economico introdotto dall’Unione europea per risanare le perdite causate dalla pandemia di Covid.
Per approfondire: Bce, con il Pnrr Pil dell'Italia fino a +1,9% al 2026: le previsioni
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in questa scheda
- Il futuro post 2026
- Rimodulare il Pnrr in corsa non ha portato risultati
- Cosa analizza l’Ufficio parlamentare di bilancio
- Progetti rallentati dalla rimodulazione
- La riforma del codice dei contratti
- Incertezza su programmazione e risorse
- Rallentamento dell’esecuzione delle opere del 14,2%
- La stabilità del quadro normativo
- Cos’è il Pnrr
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