
Introduzione
Come previsto dall’ultima Legge di bilancio, diventano strutturali le modifiche, introdotte nel 2024 dalla riforma del Fisco, relative all’Imposta sul reddito delle persone fisiche. Dallo scorso anno l’Irpef ha visto l’accorpamento dei primi due scaglioni, validi fino a 28mila euro di reddito, in un’unica aliquota al 23%.
Dopo i dubbi sollevati nei giorni scorsi da Cgil e alcuni Caf, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha precisato che gli acconti da versare per il 2025 si baseranno tutti sulle nuove aliquote frutto della riforma. Ecco cosa cambia
Quello che devi sapere
Irpef a tre aliquote
- Come si legge nei Dichiarativi 2025 diffusi dall’Agenzia delle Entrate, le modifiche sull’Irpef saranno visibili sia nel Modello Redditi Persone Fisiche (Pf) sia nel modulo 730 precompilato della dichiarazione dei redditi 2025. Oltre al primo scaglione, l’imposta prevede una seconda aliquota al 35% per la fascia di reddito compresa tra 28mila e 50mila euro. Per chi percepisce annualmente oltre 50mila euro di reddito, l’aliquota sale al 43%
Per approfondire: La rubrica di Carlo Cottarelli: "Con la nuova riforma costituzionale la Germania abbandona l'austerità"

Il nodo acconti
- Nei giorni scorso la Cgil e alcuni Caf avevano espresso perplessità sugli acconti del 2025 che senza modifiche sarebbero stati calcolati seguendo le aliquote a 4 scaglioni. Secondo i calcoli dei sindacati, l’applicazione delle vecchie regole sui lavoratori dipendenti si sarebbe tradotta in un aggravio tra 75 a 260 euro, cifre "a prestito" che avrebbero visto una restituzione non prima del 2026 vanificando la riforma
Detrazioni
- Una seconda segnalazione sugli acconti Irpef 2025 riguarda il calcolo delle detrazioni per i redditi da lavoro dipendente. Ipotizzando i parametri validi al 31 dicembre 2023, il sindacato lamentava sgravi inferiori a quelli riconosciuti applicando la riforma
Il corto circuito normativo
- Il ministero dell'Economia ha assicurato in una nota che l’imposta di quest’anno sarà interamente calcolata sulle nuove aliquote, preludio di un “intervento normativo”. Per sanare l’incongruenza, frutto di un disallineamento tra la delega fiscale e l’ultima manovra di bilancio, la correzione, costo stimato 250 milioni euro, potrebbe tradursi in un’abrogazione della disposizione stessa. Il decreto sulla delega fiscale, infatti, aveva introdotto l’Irpef a tre aliquote solo per il 2024, mantenendo invariate le regole per gli acconti con quattro aliquote sia per il 2024 che per il 2025. Tuttavia, la legge di Bilancio ha stabilizzato la riforma Irpef a tre aliquote anche dal 2025 in poi, creando un'incongruenza tra i sistemi di calcolo dell’imposta e degli acconti
Il chiarimento del Mef
- Il Mef assicura inoltre che l'intervento sarà realizzato "in tempo utile per evitare ai contribuenti aggravi in termini di dichiarazione e di versamento”. E sottolinea come ad essere penalizzati dalla norma contestata sarebbero stati solo "i soggetti percettori di redditi ulteriori rispetto a quelli già assoggettati a ritenuta d'acconto”. "L'intenzione del legislatore non era intervenire nei confronti di soggetti che hanno solo redditi da lavoro o da pensione, ma di chi oltre al reddito da lavoratore dipendente o di pensione ha anche altri redditi", scrive il dicastero di via XX Settembre
Landini (Cgil): “Abbiamo smascherato un inganno”
- Dopo il dietrofront del Ministero, il segretario generale della Cgil Maurizio Landini parla di “vittoria" contro quella che il sindacato aveva definito una "clamorosa ingiustizia. “Il governo avrebbe preso 4 miliardi ai lavoratori dipendenti e ai pensionati. Siamo riusciti a smascherare un inganno”, afferma Landini che al governo torna a chiedere una riforma fiscale “degna di questo nome”
Irpef lavoro dipendente 2025
- Con la modifica dell’articolo 13 del Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir), la riforma fiscale innalza da 1.800 a 1.955 euro la soglia delle detrazioni Irpef per i redditi da lavoro dipendente fino a 15mila euro. Per coloro che percepiscono fino a 20mila euro viene inoltre riconosciuta una somma, esente dal calcolo del reddito complessivo, che varia dal 4,8 al 7,1% applicata sul reddito da lavoro dipendente del contribuente. Dalla misura sono invece esclusi i titolari di pensione
Le soglie intermedie
- Per i lavoratori dipendenti con redditi tra 20mila e 32mila euro, la detrazione sull’imposta è di mille euro mentre per la fascia compresa tra 32mila e i 40mila euro l’importo decresce progressivamente fino ad azzerarsi al raggiungimento della soglia
Irpef residenti
- Passando all’Irpef applicato ai soggetti residenti, anche per il 2025 alcune spese – come i contributi previdenziali, assistenziali o le erogazioni libere in favore di enti no profit – sono deducibili, ovvero non incidono sul calcolo del reddito complessivo
Spese deducibili
- Dall’imposta lorda vanno poi sottratte le detrazioni previste per tipologie di reddito prodotto (lavoro, pensione, autonomo) oppure per familiari carico (coniuge e figli con età superiore a 21 anni). Ad abbattere il dovuto, calcolato in base all’aliquote, concorrono poi le detrazioni su un ventaglio di spese sostenute nel corso dell’anno passato come la salute, l’istruzione o gli interessi per il mutuo di casa. Inoltre vanno sottratti i crediti d’imposta spettanti
Irpef non residenti
- Per i soggetti non residenti, la deducibilità dall’Irpef si restringe ad alcune voci come le donazioni o le ristrutturazioni edilizie. Sono invece escluse le detrazioni derivanti dai carichi di famiglia
Per approfondire: Correzione sugli acconti Irpef, il governo interviene per evitare aumenti: la nota del Mef