
Nei rinnovi dei contratti di alcuni settori è spuntata la novità. Le riduzioni, nel caso specifico, vanno dalle 12 giornate annue dei lavoratori del settore legno arredo alle 24 di quelli dell'alimentare

Tra i primi ad avanzare la proposta di orario di lavoro ridotto nei rinnovi dei contratti nazionali ci sono i sindacati del legno arredo, Filca, Fillea, Feneal che chiedono un taglio pari a circa 12 giorni all’anno. Ma sono vari i sindacati che premono sulla questione tempo
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I bancari chiedono 10 ore al mese, quasi 16 giorni all'anno, abbinati a un aumento di 435 euro sul triennio, mentre gli alimentari puntano a 24 giorni di lavoro in meno all'anno e 300 euro di aumento, ma spalmati su un quadriennio
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La riduzione dell’orario di lavoro abbinata agli aumenti rischia in realtà di rallentare i negoziati perché ognuna delle richieste ha un costo molto alto e la produttività del lavoro è un punto debole dell’Italia
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Nelle telecomunicazioni, l’ipotesi sarebbe di contenere la richiesta di aumento, in cambio di una riduzione oraria. Le iniziative dei sindacati, sebbene molto apprezzate dai lavoratori, incontrano l‘opposizione delle aziende che non ritengono le richieste praticabili
GUARDA IL VIDEO: Orario di lavoro ridotto: per quali categorie?
Lo smart working ha reso il tempo di vita e di lavoro più facile da conciliare, soprattutto nelle medie e grandi imprese, ma solo per i cosiddetti white collar. La pandemia ha dato molto vigore al tema e il dibattito è proseguito fino a proposte come quella della settimana corta all'inglese che si basa sulla formula 100- 80-100, ossia 100% dello stipendio, 80% del tempo di lavoro e 100% dei risultati

Come riporta Il Messaggero, le sperimentazioni in corso su piccoli numeri forniranno dati su cui ragionare, ma il modello non è sicuramente di facile applicazione sulle ampie platee. Se eventuali riduzioni o rimodulazioni orarie, stando a diversi sondaggi, incontrano il favore dei lavoratori, però, il dibattito non contempla mai l'ipotesi di riduzioni salariali

Secondo un sondaggio di Aidp tra più di mille manager, oltre la metà (53%) si è dichiarato favorevole a discutere il tema, ma resta il punto sulla produttività. Dal dibattito, la riduzione dell'orario di lavoro è velocemente planata nelle piattaforme di rinnovo di alcuni contratti che potrebbero fare da apripista

Nel legnoarredo Filca, Fillea e Feneal scrivono che sono ormai “insostenibili le attuali politiche aziendali che rispondono alla domanda di mercato principalmente attraverso l'utilizzo di straordinari, modifiche turni, flessibilità strutturale e ridotta fruizione delle ferie e dei riposi giornalieri e settimanali, per altro su organizzazioni di orario statiche e tradizionali”

Nella piattaforma di Fal, Flate e Ulla si legge che “per rispondere alla sfida del lavoro che cambia, centrale è la richiesta di riduzione dell'orario di lavoro settimanale da 40 a 36 ore, a parità di salario”. Infine ci sono i bancari, che sul tema della rimodulazione e della riduzione oraria da contratto nazionale hanno iniziato a lavorare per primi, molti anni fa. Allora prevedevano la possibilità di distribuire l'orario su 4 giorni con una riduzione di un'ora e mezza, passando a 37,5 a 36 ore settimanali

Adesso, Fabi, First, Fisac, Uilca e Unisin, chiedono di passare dalle 37,5 ore a 35: “È tempo di riconoscere una generale riduzione dell'orario contrattuale di 30 minuti giornalieri, quindi 35 ore settimanali”
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