
Pignoramenti, quali potrebbero essere le nuove regole con la riforma fiscale
Nel testo che verrà discusso questa settimana dal Consiglio dei ministri dovrebbero esserci anche alcune novità in materia di pignoramenti: all’orizzonte c’è infatti una possibile stretta sui pagamenti, nonché una riduzione dei tempi di riscossione. Molto difficile che ci siano invece novità in merito agli espropri nei confronti di terzi, visto che la materia è stata già modificata lo scorso giugno

Nel corso di questa settimana dovrebbe essere presentata al Consiglio dei ministri la riforma fiscale, che secondo i desiderata del governo dovrebbe entrare in vigore a partire dal 2024 e presentare importanti novità in materia di Irpef, Iva e aliquote fiscali. Ci saranno novità anche per quanto riguarda le regole in materia di pignoramento?
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COSA SAPPIAMO – Secondo quanto trapela, nel testo della nuova riforma non dovrebbero esserci novità né alcun tipo di riferimento diretto al pignoramento. Tuttavia, il progetto di riforma parla in modo chiaro di “nuovo rapporto tra Agenzia delle Entrate ed enti di controllo”, il che significa che ci saranno inevitabilmente delle nuove regole anche in materia di pignoramento
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L’OBIETTIVO - L’idea è quella di una stretta più severa sui pagamenti nonché di una riduzione dei tempi di riscossione. Nelle intenzioni del governo, un migliore rapporto tra Fisco e contribuente può portare a norme che presuppongano un maggiore dialogo con aperture nei confronti dei contribuenti debitori in modo tale che possano regolarizzare i propri pagamenti dovuti. Se però un contribuente persevera nel non pagare multe, sanzioni e cartelle, allora i tempi di riscossione si accorciano, fino all’inevitabile pignoramento
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PIGNORAMENTO VERSO TERZI – Non ci saranno invece novità in ambito di pignoramento verso terzi, cioè il procedimento che coinvolge tre soggetti che sono creditore procedente (parte attiva in senso sostanziale e processuale), debitore esecutato (parte passiva in senso sostanziale e processuale) e terzo pignorato, (parte solo in senso processuale), visto che le regole sono cambiate appena lo scorso giugno
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LE NOVITÀ – In questo campo sappiamo che oggi i nuovi adempimenti sono a carico del difensore del creditore e bisogna sempre notificare l'avvenuta iscrizione a ruolo sia al debitore esecutato che al terzo pignorato. Il pignoramento presso terzi va perciò notificato al debitore iniziale del titolo esecutivo e dell’atto di precetto e la notifica può essere effettuata dall’avvocato tramite Pec oppure ufficiale giudiziario. La prova dell’avvenuta notifica deve essere depositata nel fascicolo della procedura esecutiva entro la data di udienza di comparizione
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I CASI PARTICOLARI – In alcuni casi le procedure seguono vie differenti: per il pignoramento di beni mobili presso terzi, la competenza è del Tribunale del luogo in cui si trovano i beni, mentre per il pignoramento di crediti la competenza appartiene al Tribunale del luogo in cui il debitore ha la residenza, il domicilio, la dimora o la sede. L’unica eccezione in tal senso è rappresentata dal caso in cui il debitore è una Pubblica amministrazione: la competenza, infatti, è del Tribunale del luogo in cui si trova il terzo
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IL PIGNORAMENTO DELLO STIPENDIO – Già presenti le novità per quanto riguarda i nuovi limiti fissati per il pignoramento di stipendi e conto correnti, aggiornati ogni anno perché variano e dipendono dall’importo dell’assegno sociale soggetto a rivalutazione. Per il 2023 l’importo dell’assegno sociale è aumentato a 503,27 euro al mese per 13 mensilità. Il pignoramento dello stipendio dipende dall’importo dell’assegno sociale nella misura in cui, per legge, non si può pignorare il minimo vitale, che è pari appunto al doppio dell’assegno sociale
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I LIMITI DEL PIGNORAMENTO – Si può pignorare lo stipendio secondo i limiti previsti dalla legge sia presso il datore di lavoro e sia sul conto corrente dove viene accreditato. In particolare, si può pignorare lo stipendio presso il datore di lavoro nel 2023 solo nel limite di un quinto, mentre se il creditore è Agenzia Entrate Riscossione, i limiti per il pignoramento dello stipendio sono di un quinto per stipendi sopra i 5mila euro; un settimo per stipendi fino a 5mila euro e un decimo per stipendi fino a 2.500 euro

IL PIGNORAMENTO SU CONTO CORRENTE - Passando ai limiti sul pignoramento di un conto corrente, in base al saldo disponibile sul conto, è possibile pignorare solo la parte eccedente il triplo dell’assegno sociale, cioè 1.404,30 euro considerando che l’importo è per il 2023 di 503,27 euro

E LA CASA? – Da non dimenticare come la prima casa resti sostanzialmente impignorabile, anche se solo da parte del Fisco
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