
Tfr o fondo pensione, ecco cosa è meglio scegliere per classe d'età e reddito
I dati sono inseriti in una simulazione di Smileconomy, che ha avviato un’indagine considerando tre scenari: quelli di un 30enne, un 40enne e un 50enne intenzionati a far confluire il Trattamento di fine rapporto in un fondo pensione. Ecco cosa è emerso

Il Corriere della Sera ha commissionato un’analisi a Smileconomy per capire quanto sia conveniente far confluire il Tfr nel fondo pensione. Alla luce dei picchi raggiunti dall’inflazione - 11,6% - il trattamento di fine rapporto si è rivalutato del 10% circa (l’8,3% al netto dell’imposta sostitutiva). I fondi pensione, ricorda la testata milanese, hanno invece accusato una perdita media tra il 9,8% e l’11,5%
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L’analisi si è perciò concentrata sul confronto fra rivalutazione del Tfr in azienda, o presso il fondo di Tesoreria dell’Inps per le società con più di 50 dipendenti, con 120 differenti scenari di possibili andamenti dei fondi pensione negli ultimi 20 anni
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Smileconomy ha simulato cosa potrebbe accadere a tre profili diversi di lavoratori: si tratta di un 30enne, un 40enne e un 50enne intenzionati a far confluire il Tfr in un fondo pensione
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Emerge che, se sceglie una linea con un profilo di rischio elevato, un trentenne o un quarantenne che arriva al momento della pensione potrebbe disporre di un capitale più che doppio rispetto a chi invece dovesse lasciare la liquidazione in azienda
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Il Corriere riporta le cifre precise: con il fondo pensione, il 30enne beneficiario di uno stipendio netto di 1.500 euro otterrebbe un capitale finale di 154.899 euro, il 127% in più rispetto ai 68.255 euro del Tfr in azienda. Il 40enne con una busta paga di 2mila euro netti avrebbe in mano un totale di 200.635 euro, il 104% in più rispetto ai 98.206 euro di chi ha scelto la liquidazione alla fine della carriera lavorativa

Secondo i dati della Covip sull'anno appena trascorso la caduta del mercato azionario nel 2022 ha di fatto azzerato il vantaggio che la previdenza integrativa aveva accumulato negli ultimi dieci anni rispetto alla rivalutazione del Tfr non investito nei fondi complementari. Si sono anche ridotte le risorse destinate alle prestazioni dei fondi di previdenza integrativa che a fine dicembre 2022 erano pari a 205 miliardi di euro con una diminuzione di 7,7 miliardi (-3,6%) rispetto a dicembre 2021

Nel 2022 i rendimenti netti sono stati pari al -9,8% per i fondi negoziali, al -10,7% per i fondi aperti e del -11,5% per i Pip (Piani pensionistici individuali) di ramo III. “Nei dieci anni da inizio 2013 a fine 2022 - sottolinea la Commissione - il rendimento medio annuo composto, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, è stato pari al 2,2% per i fondi negoziali, al 2,5% per i fondi aperti e al 2,9 per i Pip di ramo III. Nello stesso periodo, la rivalutazione del Tfr è risultata pari al 2,4% annuo"

Come precisa Il Corriere, però, gli elementi da considerare sono anche altri. Fra questi c’è il beneficio della tassazione del Tfr, che nel caso dei fondi pensione parte da un massimo del 15% per ridursi di uno 0,30% per ogni anno di permanenza nel fondo superiore al quindicesimo, fino a raggiungere una soglia minima del 9%

Secondo la simulazione di Smileconomy, i benefici ottenuti spostando il Tfr nel fondo pensione sono visibili anche nello scenario più prudenziale: da un minimo del 3% a un massimo del 3,5%

L’unica eccezione è rappresentata dal caso di un 50enne con un reddito netto di 2.500 euro su 13 mensilità che, in uno scenario prudente ha stabilito di conferire il Tfr in un fondo a rischio basso o alto. Come specifica Il Corriere, lasciato in azienda il Tfr raggiungerebbe un montante di 140.120 euro, nel fondo a rischio basso di 138.087 euro e in quello a rischio alto di 138.741 euro
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