
Pensioni, in arrivo a marzo la rivalutazione e gli arretrati. Gli esclusi e i beneficiari
Lo ha annunciato l’Inps con una nota. Gli aumenti sono variabili a seconda dell’importo dell’assegno mensile. Chi prende fino a 2.101,52 euro avrà una somma maggiore, che tenderà poi a calare in misura proporzionale alla crescita della pensione stessa

L'Inps erogherà a marzo la rivalutazione e gli arretrati per le pensioni superiori a 2.101,52 euro (pari a quattro volte il minimo)
Pensioni, quali sono i primi temi della riforma fra riscatto della laurea e bonus figli
Lo ha precisato l'Istituto in una nota nella quale ricorda che per gli assegni fino a questa cifra si era erogata già da gennaio la rivalutazione rispetto all'inflazione del 100%
Iscriviti alla nostra newsletter per restare sempre aggiornato sulle notizie di economia
"Dal 1° gennaio - si legge nel testo - l'Inps ha provveduto ad attribuire la rivalutazione delle pensioni e delle prestazioni assistenziali nella misura del 100% a tutti gli utenti che abbiano ottenuto in pagamento, nell'anno 2022, rate di pensione per un importo inferiore o uguale a 2.101,52 (quattro volte il trattamento minimo)”
GUARDA IL VIDEO: Pensioni, a chi spettano rivalutazione e arretrati
E gli altri pensionati? “Nel mese di marzo 2023, l'Inps procederà ad attribuire la perequazione in percentuale in base all'importo annuale in pagamento, come previsto dall'art. 1 comma 309 della legge di bilancio. Nel mese di marzo saranno inoltre posti in pagamento anche gli arretrati riferiti ai mesi di gennaio e febbraio 2023", prosegue la nota
Pensioni, continua il confronto su Opzione Donna: ecco le ultime novità
Significa, appunto, che a marzo saranno corrisposti anche gli arretrati. Chi ha un reddito tra le quattro e le cinque volte il minimo lo vedrà rivalutato in una misura pari all'85% del 7,3%, cioè del 6,205%. Mentre chi conta su un reddito da pensione tra le cinque e le sei volte il minimo (da 2.626,91 a 3.152,28 euro) riceverà solo il 53% dell'inflazione pari a una rivalutazione del 3,869%

Le percentuali di rivalutazione scendono all'aumentare dell'importo della pensione (insieme dei redditi pensionistici) fino ad arrivare ad appena il 32% di rivalutazione per chi ha assegni superiori a 10 volte il minimo (5.253,81 euro al mese) con il recupero rispetto all'aumento dei prezzi del 2,336%

Per la determinazione dell'importo complessivo da prendere a base della perequazione, sottolinea l'Inps, vengono considerate le prestazioni memorizzate nel Casellario centrale delle pensioni, erogate da enti diversi dall'Inps e per le quali è indicata l'assoggettabilità al regime della perequazione cumulata, e le prestazioni erogate dall'Inps

Sono escluse però le prestazioni a carico delle assicurazioni facoltative (VOBIS, IOBIS, VMP, IMP), le pensioni a carico del Fondo clero ed ex ENPAO (CL, VOST), l’indennizzo per la cessazione dell'attività commerciale (INDCOM), che vengono perequate singolarmente

Sono escluse da questa perequazione anche le prestazioni a carattere assistenziale (AS, PS, INVCIV) e pensioni che usufruiscono dei benefici previsti per le vittime di atti di terrorismo e delle stragi di tale matrice, di cui alla legge 3 agosto 2004, n.206, che vengono rivalutate singolarmente e con criteri propri. Sono infine escluse dalla perequazione le prestazioni di accompagnamento a pensione come l'Ape sociale, che non vengono rivalutate per tutta la loro durata

L'Inps ricorda che la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni per l'anno 2022 è determinata in misura pari a +7,3% dal 1° gennaio 2023, "salvo conguaglio da effettuarsi in sede di perequazione per l'anno successivo"
Pensione, le 10 migliori mete dove ritirarsi nel 2023: c'è anche l'Italia