Carburanti, con la fine degli sconti inflazione su dell’1%
EconomiaSenza la proroga del taglio delle tasse su benzina e diesel c'è da aspettarsi un aumento generale dei prezzi. Il carovita potrebbe salire di quasi un punto percentuale. Una fiammata che spegnerebbe le speranze di un raffreddamento dell'inflazione
La fine degli sconti al distributore potrebbe aggiungere alla già alta inflazione quasi un punto percentuale. Venuto meno il taglio delle tasse (le accise) su benzina e diesel non cresce infatti solo il costo del pieno al distributore ma anche quello di molti beni e servizi che compriamo.
Prezzi più alti senza il taglio delle accise
Una spinta al carovita, l’indice generale dei prezzi, che possiamo stimare in base a quanto ci dice l’Istat. L’Ufficio di Statistica calcola che, in media, il 4,5 per cento dei consumi degli italiani è destinato a riempire i serbatoi delle loro auto. Considerando l’aumento dei carburanti che c’è stato tra dicembre e gennaio a causa dell’azzeramento degli sconti, potremmo aspettarci che non averli prorogati aggiungerà quasi un punto percentuale all’inflazione.
Il peso dei carburanti sul carovita
Si tratta di nostre previsioni, ma è altamente probabile che un rincaro dei carburanti finisca per avere ripercussioni rilevanti sul portafoglio anche quando – per esempio – andiamo al supermercato (dove i prodotti sugli scaffali arrivano per lo più coi camion). L’Istat, del resto, stimava che lo sconto sui carburanti e il taglio dell’Iva sul gas (che ancora esiste) avessero tolto 1,5 punti all’inflazione nei mesi scorsi.
Un'inflazione così alta non si vedeva dal 1985
Insomma, all’orizzonte potrebbe esserci una fiammata che potrebbe spegnere i recenti segnali di raffreddamento. A novembre in Italia il carovita ha frenato, così come a dicembre, pur mantenendosi a una quota altissima (la maggiore tra le principali economie dell’Eurozona) e con un media nell’intero 2022 dell’8,1 per cento (livello che non si vedeva da 37 anni).
Gli sconti al distributore aiutano di più i ricchi
C’è da considerare, comunque, che per abbassare le accise (da marzo 2022 a dicembre) lo Stato ha speso nove miliardi e che questo tipo di misure (agevolazioni uguali per tutti a prescindere dal reddito) finiscono per dare i maggiori benefici a chi è più ricco.