Superbonus, ipotesi riduzione dal 110% al 90%: incluse anche le villette unifamiliari
Il governo lavora a una revisione dell'agevolazione. Una delle possibilità è che nella prossima legge di Bilancio la percentuale a carico del contribuente scenda sotto il 100%, includendo anche le abitazioni singole che con le attuali norme verrebbero escluse a partire dal primo gennaio 2023. “Preferirei più che fossero i centri urbani, in ottica di rigenerazione, ad avere un miglioramento”, ha dichiarato il sottosegretario al Mef Federico Freni
Il Superbonus va verso un cambiamento. La detrazione per i lavori di efficientamento energetico degli edifici potrebbe essere rispetto all'attuale 110%. In particolare, potrebbero anche riaprirsi i giochi per le villette, che da gennaio 2023 sarebbero state escluse dall'incentivo
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L’IPOTESI DI MODIFICA - In vista della Legge di bilancio, il governo sta studiando una “revisione straordinaria” dell'incentivo, che parte da una riduzione dell'aliquota dal 110%, a ora garantita per i condomini anche nel 2023, al 90%. Si riapre inoltre l'accesso al bonus alle villette, anche se con precisi paletti: i proprietari delle abitazioni unifamiliari beneficeranno dello sconto solo se è la prima casa e hanno un reddito massimo di 15mila euro. La soglia potrà salire in base al numero di componenti la famiglia
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RIGENERARE I CENTRI URBANI – Il proposito di tale modifica, secondo il sottosegretario al Mef Federico Freni, deve essere chiaro: “È poco sensato che queste norme possano servire a migliorare la seconda o terza casa. Preferirei più che fossero i centri urbani, in ottica di rigenerazione, ad avere un miglioramento, che chi non può permettersi di accedere a questi bonus avesse la possibilità di farlo, che fosse il palazzo di periferia ad essere ristrutturato più facilmente piuttosto che la villa di campagna”
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UN AIUTO AL SETTORE EDILIZIO – Come hanno dimostrato i dati più recenti, che evidenziano l’effetto moltiplicativo degli investimenti sul Superbonus, “dobbiamo continuare a dare ossigeno al settore ma non per questo possiamo e dobbiamo mettere in crisi una parte strutturale del bilancio dello Stato", ha dichiarato Freni. Per questo il governo sta valutando "come circoscrivere la platea, soprattutto a livello temporale"
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IL PROBLEMA BANCHE – Permangono poi i dubbi sulle banche, visto il timore diffuso di non riuscire a riassorbire i crediti. In questo senso lo Stato ha due strade possibili: “O amplia il periodo di assorbimento, dicendo alle banche e ai destinatari finali del credito che si può scontare non in 5 anni ma in 7 o 8, oppure applica dei coefficienti di compensazione che consentono al settore bancario di ricominciare a comprare, senza ampliare la durata temporale”
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LA SITUAZIONE - Il Superbonus, introdotto nel 2020 con il decreto Rilancio, al momento prevede una detrazione del 110% delle spese relative a interventi di efficienza energetica e di misure antisismiche sugli edifici. La detrazione è ripartita dagli aventi diritto in 5 quote annuali di pari importo e in quattro per la parte di spesa sostenuta dal primo gennaio 2022. Il Superbonus è stato prorogato fino al 2025, ma non per le villette, escluse dal primo gennaio 2023. Per i condomini prevista la conferma del 110% l'anno prossimo con decalage negli anni successivi
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I DATI - A fine settembre, secondo gli ultimi dati dell'Enea, gli investimenti ammessi alla detrazione del Superbonus 110% sono stati complessivamente 51,21 miliardi, con detrazioni a carico dello stato previste a fine lavori per 56,33 miliardi. Il Pnrr destina complessivamente 13,95 miliardi alla misura
I DUBBI DEI COSTRUTTORI - La possibile modifica non convince però i costruttori, che frenano. "Prima di ragionare di percentuali vogliamo capire qual è la politica industriale", dice la presidente dell'Ance Federica Brancaccio, contraria ad una nuova modifica delle regole in corso. L'Ance giovani rimarca: in due anni il Superbonus 110% ha permesso l'efficientamento energetico di "oltre 35 mila condomini rispetto ai 1443 realizzati con i bonus ordinari nei 7 anni precedenti", generando un valore pari al 7,5% del Pil
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