Superbonus e bonus casa: cessione del credito alle banche costa di più, conviene ancora?
Nonostante la circolare dell’Agenzia delle Entrate di inizio ottobre abbia di fatto sbloccato la cessione del credito da parte delle banche, non c’è stata una vera ripartenza. I tempi per la gestione e lavorazione delle pratiche si sono allungati e i costi sono aumentati, tanto che molti istituti di credito hanno deciso di non riprendere gli acquisti. E le offerte di chi li ha ripresi sono al ribasso rispetto a qualche mese fa
Nelle scorse settimane l’Agenzia delle Entrate, attraverso la circolare 33/E, ha fornito alcune indicazioni che hanno sbloccato la cessione del credito da parte delle banche - fondamentale per il Superbonus e altri bonus casa - e superato alcuni problemi normativi. Ma non c’è stata una vera ripartenza: la cessione del credito, infatti, risulta meno conveniente del passato e il mercato ha dato solo qualche piccolo segno di riapertura. Vediamo cosa sta succedendo
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La circolare dell’Agenzia delle Entrate, emanata a inizio ottobre, ha offerto alcuni chiarimenti sui limiti per la responsabilità solidale in caso di frodi. In particolare, ha spiegato che la responsabilità in solido tra cedente e cessionario del credito maturato è limitata ai soli casi di dolo e colpa grave. Ad esempio, quando ci sono “omissioni macroscopiche” in termini di diligenza, come può essere - giusto per citare un caso - se si acquistano somme derivanti dal Superbonus 110% senza avere tutti i documenti richiesti
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La circolare, però, ha ribadito che gli istituti devono fare controlli accurati e verifiche sulle operazioni, chiedendo documenti aggiuntivi, la lista dei bonifici effettuati, le prove del fatto che i lavori siano stati realizzati davvero. Tutto ciò comporta un allungamento dei tempi di gestione e lavorazione delle pratiche e un aumento dei costi: è per questo che molti istituti di credito non hanno ripreso gli acquisti e che le offerte di chi li ha ripresi sono al ribasso rispetto a qualche mese fa
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Le banche che rendono pubbliche sui loro siti le condizioni aggiornate per accedere alla cessione del credito, come nota il Corriere della Sera, sono al momento tre: Bnl, Intesa Sanpaolo e Poste. Un anno fa, prima che il governo Draghi approvasse una serie di provvedimenti che avevano l’obiettivo di fermare le truffe ma hanno finito per bloccare il mercato dei crediti, erano una quindicina
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Il Corriere spiega anche come, rispetto a un anno fa, sono cambiate le condizioni a cui vengono acquistati i crediti. Su lavori agevolati dal Superbonus, dice, oggi si ottengono da 94 a 95 euro ogni 100 euro di spesa (equivalenti a un credito fiscale di 110 euro spalmati in quattro anni): prima, invece, le condizioni variavano da 100 a 105 euro
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E questo peggioramento delle condizioni non vale solo per il Superbonus, ma anche per altre agevolazioni. Il giornale fa l’esempio del bonus ristrutturazioni: lo scorso anno, per la cessione di un credito derivante da questa agevolazione (50% in dieci anni), la remunerazione variava da 40 a 42 euro ogni 100 di spesa, oggi le tre banche ne offrono 35
Anche La Repubblica fa esempi simili: per il Superbonus, spiega, Poste offre l'85,5% del valore nominale del credito d’imposta maturato per i crediti in recupero in 4 anni, quindi 94 € per ogni 110 € di bonus; per altri interventi con scadenza a 5 anni si può avere l'84,5%, ossia 84,5 € per ogni 100 € di credito d’imposta; per le detrazioni con scadenza a 10 anni si potranno avere 70 € ogni 100 € di credito. Prima si potevano ottenere pure 102 € a fronte dei 110 € di credito d’imposta riconosciuto dal Superbonus e per i bonus a 10 anni era riconosciuto anche l’80%
Queste condizioni si riferiscono alla clientela retail, ma tutto cambia se a rivolgersi alla banca è un’impresa che pratica lo sconto in fattura: in quel caso, spiega il Corriere, i costi della cessione vengono inglobati nel costo complessivo dei lavori e, in parte o del tutto, pagati dalla fiscalità generale. Inoltre, molte banche hanno deciso di non offrire a tutti la cessione - anche perché hanno quasi finito il margine di capienza fiscale per l’accollo di nuove operazioni - ma di riservarla, a condizioni personalizzate, a clienti che ritengono affidabili
Rispetto al passato, è meglio valutare con ancora più attenzione se nel proprio caso convenga la cessione del credito. Per il Superbonus, ad esempio, l’aumento dei costi delle cessioni ha reso praticamente impossibile effettuare i lavori quasi gratis, come invece avveniva in un primo momento. Anche per bonus diversi e per spese di entità ridotta è meglio valutare: sia perché la remunerazione è limitata sia perché ormai - anche se non è obbligatorio - viene richiesto quasi sempre il visto di conformità, che ha costi nell’ordine delle centinaia di euro
Il Corriere per il Superbonus fa l’esempio di un piccolo condominio che effettua i lavori chiedendo la cessione su una spesa per unità immobiliare di 100mila euro: ne ottiene 94mila, da cui però deve togliere i costi non detraibili e il costo del prestito ponte con cui la banca finanzia l’impresa costruttrice. In base alla simulazione del giornale, rimangono a carico del contribuente 10.100 euro
Le cose però, sottolinea il giornale, potrebbero cambiare nei prossimi mesi. Le banche, infatti, possono cedere i crediti alla loro clientela professionale e alle partite Iva e liberare, così, spazio per nuove acquisizioni. Nelle scorse settimane, ad esempio, Intesa Sanpaolo ha ceduto alla rete di concessionarie Autotorino 200 milioni di crediti
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