
Aumento bollette, le opere del Pnrr costeranno il 50% in più: l'allarme delle Province
"Una scuola che un territorio attendeva da anni e che doveva costare 10 milioni, ora ci costa 15 milioni". A lanciare l’avvertimento è stato il presidente dell’Unione delle Province, Michele de Pascale

“Con il trend dell’aumento dei prezzi dell’energia e dei materiali, i costi delle opere del Pnrr sono aumentati di almeno il 50%. Una scuola che un territorio attendeva da anni e che doveva costare 10 milioni, ora ci costa 15 milioni”. A lanciare l’allarme è stato il presidente dell’Unione delle Province, Michele de Pascale
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“Quello che l’Ue e il governo dovrebbero capire”, ha aggiunto, “è che la scuola che come Province chiedevamo da anni di realizzare la stiamo costruendo dentro la bolla di speculazione. O Comuni e Province ottengono da governo e Ue le risorse necessarie per coprire la spesa in più, oppure cambiamo la tempistica di attuazione del Pnrr. Anche perché noi Sindaci e Presidenti di Provincia faremo l’impossibile per portare a termine queste opere, ma se bandiamo oggi le gare, non troviamo ditte disposte a costruire a questi costi. Le gare vanno deserte”
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I costi delle opere del Piano nazionale di ripresa e resilienza volano quindi alle stelle. E i cantieri sono a rischio stop per effetto del caro energia. I rincari poi si ripercuotono a catena su tutto, soprattutto sui materiali. Il bitume, per esempio, è aumentato del 47,6%
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In questo scenario, che l’Italia riesca a concludere le opere previste entro il 2026, l’anno in cui si concluderà il Next generation Eu, diventa così un obiettivo “molto sfidante”, ha ricordato la presidente dell’Ance Federica Brancaccio. “Già prima dell’esplosione dei costi avevamo stimato che se i tempi di realizzazione delle opere pubbliche pubbliche fossero rimasti quelli storici l’Italia sarebbe riuscita a spendere solo il 48% delle risorse europee“

“A preoccuparci in questa fase”, aggiunge Brancaccio, sono soprattutto i 23mila cantieri aperti, che non riguardano solo le opere del Pnrr, che rischiano il fermo: le misure di adeguamento dei prezzari scadono il 31 dicembre e senza nuove compensazioni da quel momento in poi si tornerebbe a quelli vecchi”

Anche Andrea Gibelli, presidente di Asstra, l’associazione delle aziende di trasporto pubblico, è preoccupato: “Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è stato scritto prima della guerra, bisogna avere il coraggio di dire che ora è inattuabile nei traguardi previsti per il 2026, con l’aumento dei costi energetici il settore del tpl non è in grado di sopravvivere”
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