
Caro energia: le imprese a rischio conti in rosso. Ecco chi subirà gli aumenti maggiori
Secondo l’Istat l’aumento dei costi dell’energia potrebbe rendere negativi i margini operativi dell’8,2% delle imprese attive, pari a oltre 355mila. Di queste, oltre 300mila sono nei servizi. In totale a essere coinvolti sono 3,4 milioni di addetti ai lavori
L'aumento dei costi dell'energia renderebbe "negativi i margini operativi dell'8,2% delle imprese attive", cioè oltre 355mila. Lo spiega l'Istat, l’Istituto nazionale di statistica, nella Nota sull'andamento dell'economia italiana, dove riporta i dati di una simulazione realizzata utilizzando i microdati del sistema produttivo italiano del 2019
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Di queste 355mila, prosegue la nota, "oltre 307mila sono nel comparto dei servizi (9,1%), 47.600 circa nell'industria (5,4%)". Un totale di "3,4 milioni di addetti coinvolti (20,1%; oltre 2,5 milioni nei servizi, più di 85mila nell'industria)”
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La simulazione considera la modifica dei soli prezzi dei beni energetici, a parità di altre condizioni. Non si prendono quindi in considerazione tutti gli effetti indiretti che tali aumenti possono determinare su altre voci di costo (quali acquisti di altri beni intermedi o finali), né la possibilità da parte delle imprese di trasferire i rincari sui prezzi degli output
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L'Istat ha riportato in una tabella gli aumenti dei prezzi registrati tra il 2019 e il 2021 per alcune materie tra le quali il gas naturale (+775,9% dato World Bank), la produzione e trasmissione di elettricità (+131,5%, dato Istat) e la produzione di gas (+182,5%)
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Secondo l'Istituto "in alcune attività la diffusione del fenomeno è considerevole". Nell'industria, i primi sette settori presentano una elevata quota di imprese con margini negativi: dal 57,9% della carta al 41,7% della metallurgia. Anche nei settori di minore dimensione (coke e raffinati, acqua) la quota di imprese con mol (cioè il margine operativo lordo) negativo rappresenterebbe comunque oltre il 50% del totale del comparto

Nel tessile l'incidenza sarebbe molto più bassa (21,2%) ma la quota di addetti delle imprese che registrerebbero profitti negativi appare ragguardevole (41,5%)

Nei servizi, i primi 9 settori riportati nella tavola presentano una quota di imprese con mol negativo inferiore rispetto ai primi 9 comparti industriali; tuttavia l'aspetto occupazionale risulta comunque rilevante (quasi ovunque superiore a un terzo del totale)

"I rincari dei prezzi energetici, registrati già a partire dal 2021 a seguito della ripresa ciclica post pandemica e accentuatisi notevolmente in seguito all'invasione dell'Ucraina del 2022 - si legge nella nota - costituiscono un elemento di forte rischio per l'operatività delle imprese italiane"

Secondo l'Istat, le imprese in questione non sono di dimensione trascurabili: “Nel 2019 tali unità impiegavano in media 17,9 e 8,3 addetti rispettivamente nell'industria e nei servizi, con dimensioni medie superiori di 3 e 2,4 volte alle rispettive medie di comparto"

"I fortissimi rincari delle materie prime energetiche - conclude la nota - avrebbero avuto un impatto esteso e significativo sui margini di profitto delle imprese italiane. In alcuni dei settori industriali nei quali le spese energetiche pesano in misura più elevata sui costi intermedi, tali aumenti potrebbero rappresentare un serio rischio per la capacità operativa di oltre la metà delle imprese"
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