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Brennero, risolto dopo 17 anni cold case del cadavere senza testa in A22

Cronaca
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Bolzano, ucciso dal suocero 17 anni fa risolto cold case
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Bolzano, ucciso dal suocero 17 anni fa risolto cold case
00:01:44 min

È di Mustafa Sahin, 20 anni, cittadino tedesco di origini turche, il corpo trovato senza testa in uno scatolone lungo la corsia sud dell'A22 nel 2008. Venne strangolato dal suocero, di origini siciliane, nel garage di casa, a Sontheim an der Brenz, il 13 febbraio dello stesso anno

 

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E' stato risolto a 17 anni distanza uno dei cold case più clamorosi dell'Alto Adige, quello del cadavere senza testa trovato in uno scatolone lungo l'autostrada del Brennero, nei pressi di Chiusa, nel febbraio 2008. La notizia della svolta nell'inchiesta, che tra l'altro sarebbe già avvenuta alcuni mesi fa, è trapelata in Tribunale a Bolzano. Si tratta del corpo di Mustafa Sahin, ventenne tedesco ucciso dal suocero Alfonso Porpora. Per il momento non ci sono altre informazioni in merito ma non è escluso che gli inquirenti, la prossima settimana, possano fornire ulteriori elementi sul caso.

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La vittima 

Il cadavere senza testa trovato in uno scatolone lungo l'autostrada del Brennero nei pressi di Chiusa, il 21 febbraio del 2008, era dunque di Mustafa Sahin, 20 anni, cittadino tedesco di origini turche. Il giovane venne strangolato dal suocero, di origini siciliane, nel garage di casa, a Sontheim an der Brenz, il 13 febbraio dello stesso anno. Porpora, che non ha mai rivelato il movente, né ha mai ammesso di aver tagliato la testa del genero, ha invece confessato agli inquirenti di aver caricato il corpo in auto e di averlo abbandonato in Italia, tra Roma e Napoli. Una confessione arrivata quando Porpora si trovava già in carcere, a Ellwangen, per altri due omicidi. L'uomo sta scontando una condanna all'ergastolo.

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L'omicidio

Era stato prima strangolato e successivamente decapitato l'uomo il cui cadavere, privo di testa, fu trovato lungo l'A22. Il taglio della testa fu eseguito in maniera estremamente precisa. Sulla base dei segni rilevati sul cadavere e sulla base anche delle analisi del sangue, il perito stabilì che la morte era da attribuirsi ad asfissia. Sul corpo non furono rilevati segni di lotta e questa circostanza rendeva ancora più inspiegabile l'omicidio. Neanche le impronte digitali, diffuse anche alle autorità tedesche, svizzere ed austriache, fornirono elementi utili.