
Inflazione, il potere d’acquisto degli italiani migliorerà solo a partire dal 2024
Un approfondimento alla Nadef stima che le conseguenze economiche della spinta inflazionistica si faranno sentire a lungo sulle tasche degli italiani. A settembre intanto l'indice dei prezzi al consumo ha segnato +8,9%. Sindacati e organizzazioni a tutela dei lavoratori chiedono che la politica faccia la sua parte per frenare i rincari. Non va meglio nel resto d'Europa

L’inflazione avrà effetti sulle tasche degli italiani che andranno avanti anche nei prossimi mesi. È quanto emerge da un approfondimento della Nota di aggiornamento al Def, approvata in Consiglio dei ministri lo scorso 28 settembre. L’analisi stima che bisognerà aspettare fino al 2024 per vedere gli italiani recuperare il loro potere d’acquisto. Le retribuzioni – nel settore privato – dovrebbero aumentare dell’1,8% entro la fine del 2022, del 2,9% nel 2023 e del 2,5% nel 2024
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Intanto, l’indice di misura dell’inflazione utilizzato come base per i rinnovi contrattuali viene fissato al 4,7% quest’anno, al 2,6% nel 2023 e all’1,7% nel 2024. La Nadef ha previsto che il tasso di inflazione comincerà invece a scendere entro la fine del 2022. Per il momento i numeri restano però alti e le conseguenze continuano a essere pesanti: in Italia la spesa delle famiglie per i beni necessari a settembre ha segnato un rialzo dell’11,1%, mai così in alto dal 1983
Iscriviti alla nostra newsletter per restare aggiornato sulle notizie di economiaSecondo le ultime stime Istat, l’indice dei prezzi al consumo è balzato di tre decimi di punto rispetto ad agosto, arrivando a quota 8,9%. I dati preoccupano i sindacati, le imprese – soprattutto quelle del settore alimentare - e le organizzazioni a tutela dei consumatori. Cisl e Uil sottolineano come le misure messe in campo dal governo Draghi, come il bonus 200 euro, non siano “evidentemente” bastate a far fronte ai rincari
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Quello che manca, sottolineano le sigle sindacali, sono “provvedimenti strutturali a livello nazionale ed europeo e misure anti speculazione” che mitighino “la crescita generalizzata dei prezzi” dei beni acquistati dai cittadini. Il peggio deve però ancora arrivare, perché i prossimi mesi vedranno salire ancora anche le spese per il consumo di energia
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Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) ha già annunciato che a partire da ottobre le bollette dell’elettricità aumenteranno di poco meno del 60%. Il prossimo mese si riuscirà poi a quantificare anche se e di quanto salirà il costo del gas. La stangata calcolata dalle organizzazioni dei consumatori, mettendo insieme tutti i rincari, dovrebbe arrivare nel 2022 a toccare cifre comprese tra i 2634 e i 2956 euro per ogni famiglia
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L’effetto più immediato sarà una forte contrazione dei consumi che a sua volta impatterà nella parte finale dell’anno sul Pil. Se mesi fa la parola ‘recessione’ veniva pronunciata sottovoce, adesso sembra inevitabile andare verso la decrescita economica. Si sono espresse in tal senso Confcommercio e l’agenzia di rating Fitch, nonostante il Ministero dell’Economia e delle Finanze preveda ancora un +0,6% per il 2023

Secondo il presidente dell’associazione Consumerismo, Luigi Gabriele, “la riduzione dell'Iva su cibi e bevande avrebbe effetti positivi diretti non solo sulla spesa quotidiana delle famiglie, ma anche su quella di bar, ristoranti, hotel, strutture ricettive e attività varie, e di conseguenza sui listini al pubblico di una moltitudine di servizi con un effetto "calmierante" sull'inflazione"

Il taglio dell'Iva sui beni alimentari, continua Gabriele, "è una misura invocata da mesi da tutto il mondo dei consumatori, e un provvedimento che il governo può adottare velocemente di propria iniziativa". Si guarda quindi a cosa farà il nuovo esecutivo una volta che si sarà insediato a Palazzo Chigi

I problemi dell’Italia non sono diversi da quelli del resto d’Europa. A settembre, l’inflazione nel Vecchio Continente ha sfondato il muro del 10%. La salita dei prezzi per l’energia - +40,8% a settembre, contro il +38,6% registrato ad agosto – si lega anche in tutta Europa ai costi in rialzo di materie prime e alimentari

L’indice dei prezzi al consumo è arrivato a segnare un +10% in Germania. In Polonia si è raggiunto il 17,2%. "Contenere l'inflazione senza uccidere la crescita è la sfida comune", ha scritto in un tweet il commissario europeo per l'Economia, Paolo Gentiloni (in foto), commentando gli ultimi dati Eurostat
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