
Price cap, perché la Germania non vuole il tetto al prezzo del gas e cosa sta succedendo
Berlino è uno dei Paesi che in sede europea si sta opponendo al tetto massimo uguale per tutti al prezzo delle importazioni di gas. Le nuove proposte per trovare una soluzione comune slittano a dopo il vertice informale dei leader che si terrà venerdì a Praga. Ma perché non si trova l’accordo nella Ue e quali sono i motivi per cui i tedeschi si stanno schierando contro?

L’Europa è alle prese con la crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina. Da mesi l’Ue cerca di trovare soluzioni comuni, una delle quali è quella del price cap, cioè fissare un tetto massimo uguale per tutti al prezzo delle importazioni di gas. Ma la misura ha diviso i Paesi europei. In particolare, tra chi si oppone ci sono Belgio, Lussemburgo, Austria, Paesi Bassi ma soprattutto la Germania, che ha invece scelto di percorrere la strada di un piano da 200 miliardi contro il caro gas
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Il 30 settembre la Germania ha ribadito il suo “no” a ogni forma di cap da applicare alle importazioni verso l’Europa, come chiesto da Italia, Francia e altri 13 Paesi. L'ennesimo nulla di fatto è arrivato nella riunione straordinaria dei ministri Ue. La posizione del governo Scholz è inflessibile: la contrarietà, ha indicato una fonte diplomatica, non è dovuta a "ragioni ideologiche", ma alle preoccupazioni sulla sicurezza degli approvvigionamenti e all'eventualità che il Continente venga tagliato fuori dalle forniture e il Gnl fugga verso l'Asia e oltre
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Secondo la Germania, il rischio è che non si riescano a garantire le forniture di gas necessarie ad affrontare l'inverno, perché con un tetto ai prezzi i fornitori potrebbero rivolgersi ad altri Paesi, fuori dall’Europa. L'unica soluzione percorribile per Berlino appare quella di negoziare direttamente con i fornitori
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La principale opposizione all'idea di un "price cap" generalizzato è che le forniture di gas all'Europa sarebbero messe a rischio, perché le aziende fornitrici potrebbero rivolgersi ad altri Paesi. Per l'Ue significherebbe trovarsi con scorte molto ridotte e le aziende fornitrici si troverebbero a dover accettare un prezzo molto più basso per il proprio gas. Infine, il tetto al prezzo potrebbe esporre le aziende europee a una violazione dei contratti, dato che l'acquisto del gas avviene con contratti di lungo periodo e con un prezzo fissato
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“Più che di price cap, lo strumento su cui si lavora a livello europeo per la crisi del gas è un 'tetto con forchetta'", ha indicato il ministro italiano Cingolani, illustrando l'idea di "trovare un range tra un minimo e un massimo in cui ci possa sempre essere una variazione”
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Ma per Berlino, ha ribadito il minsitro Robert Habeck, il tetto "può essere applicato solo se si dice cosa succede se non arriva abbastanza gas in Europa". Perché, ha detto, una carenza "porterebbe l'Europa ai suoi limiti, probabilmente alla sua fine". L'unica via condivisa al momento si registra nell'idea - sostenuta anche dall'esecutivo Ue - di creare un nuovo indice di riferimento per il Gnl diverso dal tradizionale Ttf di Amsterdam, lavorando su benchmark come il Brent o l'Henry Hub
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Martedì 4 ottobre era prevista la nuova proposta sul piano d'azione della Commissione Ue sui prezzi dell’energia. Ma è slittato tutto ad un momento successivo al vertice informale dei leader del Vecchio continente che si terrà venerdì a Praga. Il motivo è che al momento non ci può essere consenso su alcuna proposta della Commissione. Il fronte che spinge per il price cap al gas resta nelle sue posizioni e sta alzando il pressing sulla Germania, che dal canto suo difende il pacchetto da 200 miliardi annunciato per calmierare i prezzi dell'energia

Il vertice di Praga può rappresentare uno snodo cruciale. Si vogliono ascoltare le proposte che arriveranno dagli Stati membri, seguendo uno schema inverso a quello che di prassi vige a Bruxelles: la Commissione propone, gli Stati membri emendano. Per Bruxelles il price cap al gas importato dall'Ue è una misura troppo rischiosa. Per oltre la metà delle capitali europee, Roma in testa, è una misura necessaria

La prima bozza della dichiarazione finale del vertice di Praga torna ad invitare la Commissione a "proporre soluzioni praticabili per ridurre i prezzi attraverso un price cap al gas”, lo stesso invito messo nero su bianco al termine del Consiglio europeo di giugno. Nel vertice dei ministri delle Finanze dell’eurozona, gli occhi erano puntati su Christian Lindner, il titolare delle Finanze della Germania finita nel mirino con l'accusa di sfruttare il suo spazio nel bilancio per farsi il suo price cap e rifiutare quello comunitario

“Dobbiamo fare progressi nell’acquisto congiunto di gas, dobbiamo cambiare il design del mercato, ma gli strumenti che sono stati utilizzati durante la pandemia di Covid non possono essere replicati uno a uno, in uno scenario di shock dal lato dell’offerta e inflazionistico", ha detto Lindner, rispondendo a una domanda sulla proposta dei commissari europei Gentiloni e Breton di istituire un nuovo strumento di debito comune per rispondere alla crisi energetica, ispirato al meccanismo “Sure”

A Bruxelles si attende che Berlino valuti se il piano anti-crisi energetica sia considerato come aiuto di Stato e sia quindi notificato alla Commissione. A quel punto Bruxelles lo valuterà "verificando la sua compatibilità con il mercato unico", hanno ribadito dall'esecutivo europeo. Intanto la Germania tira dritto sulla sua opposizione al price cap
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