Energia, l'Ue si divide sulla proposta di un nuovo debito comune

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Alle tensioni sul price cap sul gas e sullo scudo da 200 miliardi annunciato da Berlino si aggiunge un nuovo punto di attrito tra i vari Stati membri e perfino nella Commissione: la messa in campo di un fondo ad hoc, sul modello Sure, per far fronte al boom dei prezzi. Ma c'è intesa sul Pnrr

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La proposta di uno nuovo strumento di debito comune lanciata dai commissari europei Paolo Gentiloni (Economia) e Thierry Breton (Mercato interno), sul modello Sure (il pacchetto da 100 miliardi di euro di prestiti creato dalla Commissione per finanziare la cassa integrazione durante il Covid), spacca l'Unione europea. Le opinioni divergono non solo tra gli Stati ma anche all'interno della stessa commissione. Sul nuovo fondo per la crisi energetica puntano, tra gli altri, soprattutto Italia e Francia. Ma al momento appare molto lontano: Palazzo Berlaymont è scettica, Germania e Olanda hanno già issato un muro. La riunione dei ministri delle Finanze a Lussemburgo è finita come è iniziata: con un'Europa che sul fronte energia non riesce a trovare un accordo.

Portavoce von der Leyen: "Iniziative personale dei commissari"

"È una questione che va discussa, ci sono diversi punti di vista", ha glissato il vice presidente dell'esecutivo europeo, Valdis Dombrovskis, tradizionalmente sempre molto attento alla stabilità dei conti pubblici. "Gli editoriali sono iniziative personali dei commissari competenti, non impegnano la Commissione", ha precisato Eric Mamer, il portavoce della presidente Ursula von der Leyen che ha tuttavia ricordato come la stessa presidente, nel suo discorso a Sofia all'inaugurazione del gasdotto tra Grecia e Bulgaria, abbia rammentato l'esigenza di "soluzioni europee che tutelino il Mercato interno". Una censura del maxi piano tedesco da 200 miliardi di euro anche per scrollarsi di dosso l'accusa di essere troppo pro-Berlino nelle sue politiche europee. 

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Gentiloni: "Serve un alto livello di solidarietà"

"Il punto non è criticare nessuno Stato ma trovare la possibilità di compiere ulteriori passi. Se vogliamo evitare la frammentazione ci serve un alto livello di solidarietà, e dobbiamo mettere in campo qualche altro strumento comune. Quello che abbiamo fatto con Sure durante la pandemia era una proposta interessante", ha invece insistito Gentiloni al suo arrivo alla riunione dell'Ecofin a Lussemburgo. "Penso che sia l'opinione individuale dei due commissari, mi sembra non sia l'opinione generale all'interno della Commissione", ha tagliato corto il ministro delle Finanze austriaco, il falco Magnus Brunner.  Nel frattempo la Germania continua a difendersi: "Il nostro piano è proporzionato alla nostra economia, è spalmato su tre anni e può giustificare un nuovo ricorso a strumenti come Sure", ha detto il ministro delle Finanze, Christian Lindner. "È una crisi diversa questa, non è uno shock della domanda che andrebbe alimentata. Siamo di fronte a uno shock dell'offerta e in uno scenario di alta inflazione. Non si possono replicare gli strumenti usati durante il Covid", ha spiegato. 

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Raggiunta l'intesa sul Pnrr

Una novità, però, c'è stata: l'intesa all'aggiunta di un nuovo capitolo ai Piani nazionali di ripresa e resilienza per ottenere i fondi del RePowerUe. Una voce ad hoc, tutta sugli investimenti per l'autonomia energetica dell'Ue. Il Repower fa perno su 200 miliardi di prestiti residui del Next Generation Ue (l'Italia ha già chiesto l'intera quota che gli spettava) e su 20 miliardi di sovvenzioni. Questi ultimi, secondo lo schema iniziale della Commissione, sarebbero stati raccolti dalla vendita all'asta delle quote del sistema Ets. Ma qui l'Ecofin ha apposto una modifica optando per una combinazione di fonti: il Fondo per l'innovazione per il 75% e l'anticipo delle quote Ets per il 25%.  Non è invece stato chiarito come sarà gestita la quota rimanente dai 200 miliardi di prestiti che non verranno richiesti dagli Stati. Perché, appunto, non tutti gli Stati europei hanno bisogno di uno Sure.

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