Inflazione Usa peggio delle stime, giù la Borsa di Wall Street. Male anche quella europea

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Nel mese di agosto il caro vita cala meno del previsto negli Stati Uniti e fa crollare di oltre il 4% tutti i principali listini americani in scia ai timori che la Fed possa alzare ulteriormente i tassi di interesse tra una settimana. In rosso anche le Borse europee

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Nuovo tonfo di Wall Street in scia ai timori sulla corsa dell’inflazione. L’indice Dow Jones perde oltre il 4,02% mentre Nasdaq e S&P 500 cedono rispettivamente il 5,25% e il 4,44%. A preoccupare gli investitori è il rapporto pubblicato dal Dipartimento del Lavoro: ad agosto i prezzi al consumo negli Stati Uniti sono infatti aumentati dell’0,1% su base mensile e dell’8,3% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Due variazioni peggiori di quelle previste dagli economisti, che si aspettavano un -0,1% nel primo caso e un +8,1% nel secondo. Male anche le Borse Euoropee, con il Ftse Mib di Milano e il Cac40 di Pargi giù dell'1,4% e il Dax 30 di Francoforte in calo dell'1,6%. 

Aspettative deluse

Il rapporto ha anche mostrato che i prezzi al consumo core, che escludono i generi alimentari e l'energia, sono aumentati dello 0,6% ad agosto dopo essere cresciuti dello 0,3% nel mese precedente. Si tratta, anche in questo caso, del doppio rispetto a quanto preventivato dagli esperti. Non solo. Nell'ultimo mese, i prezzi energetici sono sì diminuiti del 5% ma quelli dei generi alimentari sono aumentati dello 0,8%, per un rialzo annuale rispettivamente del 23,8% e dell'11,4%, quest'ultimo dato il più alto dal maggio 1979.

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I timori per la Fed

Un insieme di dati che spaventa gli investitori perché non fa che sottolineare come la Federale Reserve, la banca centrale americana, sia ancora lontana dal poter attenuare la stretta intrapresa ormai alcuni mesi fa. Tra una settimana, la Fed alzerà infatti molto probabilmente i tassi d'interesse di 75 punti base per la terza volta consecutiva. Addirittura, i future sui Fed Funds (che indicano le possibilità che il mercato attribuisce a una mossa di politica monetaria) attribuiscono ora un 20% di possibilità a un aumento dell’1%. 

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