Inflazione in Italia, come investire i propri risparmi per proteggerli
Nelle attuali condizioni economiche, tenere i soldi fermi sul conto corrente rischia di comportare una perdita di valore. Nell’incertezza che caratterizza l’attuale fase, esistono soluzioni per provare a correre ai ripari: ecco quali
La corsa dell’inflazione e le fosche previsioni sull’andamento macroeconomico rendono ancora più difficili le scelte d’investimento. La situazione però pesa sui conti correnti, dove il denaro fermo vede erodere il suo valore. A luglio l'inflazione si è attestata al 7,9% e se le cose non cambieranno - come riporta La Repubblica - 10 mila euro mantenuti sul conto, tra dodici mesi ne varranno 9210 in termini reali, tra 24 mesi addirittura 8482
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Nel clima di incertezza si continua ad accumulare risparmi. Secondo Fabi, Federazione autonoma bancari italiani, la ricchezza finanziaria degli italiani a fine 2021 supera quota 5256 miliardi di euro, quasi 1700 miliardi (+50%) in più nell'ultimo decennio. Sempre la Federazione evidenzia come i depositi (in conto corrente, certificati di deposito, pronti contro termine) di famiglie e imprese italiane siano saliti di 58,6 miliardi rispetto a un anno prima (+3,3%), arrivando a quota 1840,7 miliardi
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“Finora la liquidità resta la forma preferita di allocazione del risparmio", evidenzia la Fabi. In questi dieci anni il contante è cresciuto di 509 miliardi (+45%), raggiungendo quota 1629 miliardi, con la percentuale di denaro lasciato su conti correnti e depositi stabile al 31% del totale delle masse. In forte calo le obbligazioni (-67% a 233 miliardi di euro), mentre crescono le polizze assicurative (+78%, raggiunta quota 1.213 miliardi), che coprono il 23% dei risparmi complessivi
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Come tutelare i risparmi allora? Con i tassi ufficiali in rialzo, alcuni operatori hanno aumentato i rendimenti sui conti di deposito, che garantiscono un'operatività limitata rispetto ai normali (di solito consentono di effettuare solo versamenti e prelievi), ma offrono un rendimento, pur contenuto
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Per questo ci sono due alternative: il conto deposito vincolato, che garantisce tassi più elevati in cambio dell'impegno a non toccare il denaro per un certo periodo di tempo (il riscatto è possibile pagando una penale, che può erodere sensibilmente il guadagno), e quello libero, che consente il riscatto in qualunque momento, pur con rendimenti inferiori. Entrambi sono soggetti al prelievo del 26% sulle plusvalenze e consentono di accedere al Fondo interbancario di tutela dei depositi, che garantisce fino a 100 mila euro in caso di fallimento della banca
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In alcuni casi le banche garantiscono sia le spese previste in fase di apertura, e in certi casi anche dell'imposta di bollo. Altrettanto remunerativi sono però anche i buoni fruttiferi postali, che non presentano costi di sottoscrizione né di rimborso e beneficiano di un'aliquota agevolata del 12,5% sui guadagni (come per gli altri titoli statali), oltre a essere esenti da imposte di successione. Attualmente offrono rendimenti annui lordi che oscillano da un minimo dell'1% (con flessibilità di rimborso) per tre anni a un massimo del 3,5%
Un'alternativa è data dai Btp, che attualmente offrono intorno al 2,7% dopo 5 anni e 3,5% a scadenza decennale. Visto che ci si aspetta nuovi rialzi dei tassi da parte della Bce, presto questi tassi potrebbero avvicinarsi al 4%. A differenza dei buoni postali, i Btp hanno però un mercato secondario, nel quale è possibile comprarli o venderli, con il rendimento (determinato anche dal prezzo di compravendita) che cambia continuamente. Se invece vengono acquistati all'emissione e portati a scadenza, il rendimento espresso dalla cedola rimane lo stesso
In questi casi diversificare può risultare utile: tra le obbligazioni societarie, se si escludono le più rischiose, è possibile ottenere il 4% lordo (con aliquota del 26%) puntando sui titoli emessi dalle banche, mentre quelli di società energetiche e assicurative offrono meno. Da non dimenticare poi il peso dell’oro: Annacarla Dellepiane, head of sales Italy di Hanetf, su Repubblica suggerisce di destinare dal 2 al 7% del portafoglio al metallo prezioso
Da non tralasciare anche le azioni, visto che l’inflazione sembra destinata ad attestarsi per un periodo non breve intorno al 10%: “preferiamo i titoli denominati in dollari, dato che l'Europa dovrà affrontare una grave crisi energetica. Ci piacciono in particolare il settore finanziario e quello energetico”, ha dichiarato Filippo Diodovich, senior market strategist di Ig Italia
Per quanto concerne il mercato obbligazionario, le preferenze di Ig sono tutte per i bond inflation-linked, ma di breve durata (due-tre anni): "gli scenari futuri sono ancora molto incerti e vogliamo mantenere un portafoglio il più possibile flessibile", aggiunge Diodovich.