E’ previsto per giovedì 25 agosto un Consiglio dei ministri per affrontare i temi più urgenti. Tra questi anche il caro energia con il prezzo del gas che non accenna a diminuire
Durante il vertice di domani a Bruxelles si parlerà soprattutto del caro energia. Si stanno monitorando con attenzione i flussi da Mosca, che da qualche settimana sono stati ridotti rispetto alle richieste, anche se il rischio razionamenti non è dietro l’angolo. A molti, come le acciaierie, conviene tenere gli impianti di produzione fermi perché sono saltati i margini economici. Diventa di cruciale importanza coordinarsi a livello europeo per imporre una stretta. Il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani ha reso noto che alla riunione parteciperà una task force italiana. Sul tavolo, la fattibilità tecnica del tetto al prezzo del gas su cui la stessa presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha manifestato la sua disponibilità a trovare un punto di caduta tra i 27 Paesi membri che possa prevederlo entro l’autunno, quando si accenderanno i caloriferi e i consumi energetici aumenteranno fino a fine marzo. Il tetto al prezzo si applicherebbe a tutto il gas in Europa, quindi a quello prodotto da Olanda (finora contraria al price cap), Norvegia e anche alla Russia, se non dovesse interrompere le forniture. Un prezzo che, secondo gli addetti al settore, dovrebbe comunque essere più alto dell’anno scorso, ma non a questi livelli, in modo tale da garantire la sostenibilità del sistema sia dalla parte di chi vende sia da quella di chi compra.
Incognita sulle intenzioni di Putin
Mosca potrebbe accettare, anche perché se non vendesse il gas ai Paesi Ue sarebbe costretta a bruciarlo dal momento che il metano che fuoriesce deve essere convogliato nei gasdotti che oggi arrivano in Europa. Ma i programmi di Vladimir Putin sono un’incognita. Già da qualche settimana Mosca sta utilizzando il contingentamento del metano ( la scusa» sarebbe un pezzo mancante, una turbina Siemens nel frattempo aggiustata e spedita dal Canada, ma ancora ferma in Germania per mancanza dei documenti di spedizione) come arma di pressione politica.
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Il piano di risparmio energetico
Che cosa succederà se la Russia dovesse decidere di interrompere definitivamente le esportazioni di metano verso l’Europa? A luglio il governo ha presentato un piano di risparmi energetici che prevede l’abbassamento delle temperature a 19 gradi nelle abitazioni e negli edifici pubblici e il taglio di un’ora del riscaldamento, ma potrebbe essere aggiornato. “C’è un comitato d’emergenza che lavora su questo”, ha detto Cingolani ospite nella trasmissione Filorosso su Rai 3. Se i russi chiuderanno anche in parte l’erogazione di gas “dovremo sicuramente fare del risparmio” ha precisato il ministro. Dall’inizio della guerra l’Italia si è mossa per diversificare le fonti di approvvigionamento, stringendo in primavera accordi in vari Paesi tra cui l’Algeria, diventata così il nostro primo fornitore. “Dal 40% di dipendenza dal gas russo — specifica Cingolani — siamo scesi adesso al 18 per cento”. Per Cingolani “è necessario accelerare sul rigassificatore di Piombino” concentrandosi su due questioni: “una è la sicurezza nazionale energetica, due le giuste richieste dei territori. Questa cosa va risolta. Su Piombino dobbiamo fare operazioni di compensazioni e su questo stiamo lavorando”.