
Imprese, aperti 73 tavoli di crisi con il Mise: 95mila i lavoratori coinvolti
Le soluzioni trovate tra Stato e aziende stanno facendo passare i tavoli da “attivi” a “di monitoraggio”. Raggiunto l'accordo con Bosch, che continuerà la produzione a Bari

Oggi sono 73 i tavoli di crisi aperti al Mise, con 46 tavoli “attivi” (erano 55 a fine 2021) e 27 “di monitoraggio” (un anno fa erano 14). In tutto queste trattative tra Stato e aziende coinvolgono 95mila lavoratori in tutta Italia
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Il passaggio dei tavoli da “attivi” a “di monitoraggio” segnala il lavoro del ministero nel controllare e indirizzare i percorsi di reindustrializzazione e rilancio delle aziende
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L’ultimo accordo trovato è quello con Bosch: la società garantirà la continuazione della produzione nello stabilimento di Bari, almeno fino al 2027 e con investimenti pari a 31 milioni. Il tavolo di crisi aperto con l’azienda diventa quindi di controllo degli impegni assunti
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Anche per Acc il tavolo aperto è di monitoraggio: l’obiettivo del Mise è quello di verificare l’applicazione dell'accordo raggiunto oggi con la firma del contratto di cessione del ramo d'azienda e la previsione di un investimento di circa 8 milioni di euro
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Un nuovo tavolo attivo potrebbe essere invece aperto dal Governo con Wartsila: l’azienda finlandese di sistemi di propulsione ha annunciato 700 licenziamenti tra dipendenti diretti e appalti. I sindacati hanno chiesto un incontro urgente al Mise per tutelare i lavoratori
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Rispetto a 8 mesi fa, i tavoli che si sono aggiunti all'elenco sono 4, e coinvolgono il produttore di macchinari Caterpillar, il colosso delle costruzioni PSC, l’industria energetica Isab-Lukoil e l’azienda di infrastrutture Cmc

Dei 27 tavoli di monitoraggio, 15 sono relativi a crisi risolte: oltre ad Acc e Bosch, ci sono Corneliani, Ideal Standard, Caterpillar, Alcar Industrie, Canepa, Elica, Grancasa, Grotto, Liberty Magona, Natuzzi, Sicamb, Slim fusina rolling, Firema, Caterpillar e infine Timken (che però non è classificato come tavolo)

Per quattro imprese è stato fatto ricorso al Fondo di salvaguardia, applicando quello che viene definito il “metodo Corneliani”. Una strada percorsa dalla Struttura per le crisi d'impresa del Mise, divenuta operativa a settembre 2021, il cui compito è trovare soluzioni in sinergia con altre istituzioni nazionali e locali nonché con le parti sociali coinvolte ai tavoli

Per ridurre i tavoli aperti sono stati adottati interventi normativi a sostegno di imprese in difficoltà economica e finanziaria, interventi a tutela dei lavoratori inseriti nella legge di bilancio, esoneri e agevolazioni contributive per l'assunzione a tempo indeterminato di lavoratori provenienti da aziende per le quali è attivo un tavolo al Mise

È stata attivata anche l’estensione della cosiddetta "clausola Giorgetti", che ha consentito di dare priorità nella richiesta di incentivi di vario tipo alle aziende che investono in aree già dichiarate di crisi, e che si impegnano ad assumere i percettori di sostegno al reddito, i disoccupati e i lavoratori per i quali è attivo un tavolo di crisi