Irrompe nella campagna elettorale la privatizzazione della compagnia aerea nata dalle ceneri di Alitalia. Il governo Draghi sarebbe pronto a firmare il preliminare per la cessione al consorzio Msc-Lufthansa. Giorgia Meloni però ha chiesto chiarimenti a Palazzo Chigi, innescando il dubbio che la vendita sia di competenza dell'Esecutivo dimissionario
Trovare in tempi brevi, cioè prima delle elezioni, un primo accordo per la vendita di una grossa fetta di Ita Airways, potrebbe far risparmiare un bel po’ di soldi pubblici. Se, infatti, il governo uscente riuscisse a passare il timone, cedendo l’80 per cento e mantenendo il resto, l’anno prossimo non dovrebbe sborsare i 250 milioni previsti dal piano disegnato per la compagnia aerea nata dalle ceneri di Alitalia.
Lo stop di Giorgia Meloni
Ma il dossier in questione, una privatizzazione da circa un miliardo, rischia di frenare perché a fine settembre si voterà. Giorgia Meloni ha chiesto chiarimenti al premier Mario Draghi, che in quanto dimissionario – secondo la leader di Fratelli d’Italia - non avrebbe titolo per accelerare la trattativa col colosso delle crociere Msc che, insieme a Lufthansa, sarebbe in vantaggio sull’altro contendente: il fondo americano Certares in alleanza con Air France-Klm e Delta Airlines.
Il precedente del 2008
Il rischio, dunque, è che dopo aver siglato l’intesa preliminare, che potrebbe arrivare entro agosto, il futuro governo possa rimettere tutto in discussione. Insomma, è cambiato il nome (e la livrea), ma la compagnia di bandiera irrompe ancora una volta nel mezzo della campagna elettorale. Il caso più clamoroso nel 2008, quando a un passo dalla vendita di Alitalia ad Air France, Silvio Berlusconi fermò tutto dopo aver conquistato Palazzo Chigi e varò l’operazione “capitani coraggiosi”, che mantenne l’italianità della società ma non ne evitò la crisi finanziaria.
Alitalia, un pozzo senza fondo
Negli anni successivi, il vettore, coi suoi 10mila dipendenti, è rimasto al centro del dibattito politico, con vendite fallite e salvataggi pubblici che hanno contribuito a portare il costo complessivo per tenerlo in vita a 13 miliardi. L’autunno scorso, poi, il cambio di pagina: parte Ita Airways, tutta in mano allo Stato, con la clausola, in accordo con l’Europa, di passare a stretto giro (entro lo scorso giugno) ai privati. Un obiettivo che ora potrebbe non decollare.