Crisi di governo: lavoro, tasse, pensioni. Cosa può saltare

Economia

Simone Spina

Salario minimo, taglio del cuneo fiscale, nuove regole per la previdenza. Sono alcune delle questioni che rischiano di rimanere senza soluzione se si va a elezioni. Su tutto, poi, incombe l'attuazione del Piano Nazionale di Ripresa, dal quale dipendono i miliardi promessi dell'Europa

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Sono passati nove anni da quando i Cinque Stelle hanno proposto di introdurre il salario minimo, ma in Italia ancora non c’è. Non si tratta di un tema che scalda la maggioranza parlamentare e nemmeno industriali e sindacati. Uno spiraglio si è però aperto la scorsa settimana, quando Mario Draghi ha incontrato Cgil, Cisl Uil, ma potrebbe chiudersi presto a causa della crisi di governo. (GUARDA TUTTI I VIDEO SULLA CRISI DI GOVERNO) Con un nuovo Esecutivo bisognerebbe ricominciare da capo e quello di stabilire per legge una paga al di sotto della quale non scendere, per tutelare quasi tre milioni di lavoratori non coperti da un contratto nazionale, è solo uno dei dossier che rischia di sfumare.

Incognita cuneo fiscale

L’elenco è lungo e, restando all’ambito del lavoro, c’è anche il taglio del cuneo fiscale (cioè meno tasse per i dipendenti e, quindi, busta paga più ricca) sul quale Palazzo Chigi ha promesso di accelerare. Questioni da discutere in queste settimane (come i nuovi aiuti contro il carovita) e mesi, in vista della manovra per l’anno prossimo. Dove andrebbe affrontato anche il caldissimo capitolo pensioni: se non si farà nulla da gennaio serviranno 67 anni per lasciare il lavoro (Quota 102 vale fino a dicembre).

Manovra, partita aperta

In effetti, è l’intera legge di Bilancio in bilico: se si andasse a votare a ottobre, i tempi per decidere come investire i soldi pubblici sarebbero risicati, ammesso che si trovi subito un nuovo governo. Ci sono poi le riforme, alcune corpose come quella del Fisco (con l’ipotesi dell’abolizione dell’Irap per le imprese), la legge sulla concorrenza (che infiamma tassisti e balneari) e decine di decreti per rendere operativi provvedimenti che, altrimenti, rimarrebbero lettera morta.

L'Europa ci guarda

Molte di queste cose sono legate al Piano Nazionale di Ripresa, finanziato coi soldi europei del Recovery Fund, che però Bruxelles ci assegna a rate e solo se facciamo i compiti a casa. Di obiettivi da raggiungere entro fine anno ce ne sono 55. E valgono quasi 22 miliardari.

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