
Per la prima volta da novembre 2002, l’euro è sceso alla parità col dollaro. L’aumento dei prezzi delle materie prime e la crisi energetica hanno contribuito a svalutare l’euro e rafforzare il biglietto verde, che ora si equivalgono. Ma cosa cambia per le tasche degli italiani?

Un euro vale un dollaro: la parità tra le due valute non si vedeva da vent’anni, quando la moneta unica europea era stata adottata da meno di 365 giorni. A causare il livellamento la difficile situazione dell’economia europea. Ma una moneta debole non è sempre una brutta notizia per gli affari
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Come ricorda Repubblica, all’inizio del 2021 in un McDonald’s bastavano 6,7 euro per acquistare un Big Mac (7,99 dollari negli Stati Uniti). Oggi con la parità monetaria, il celebre panino ci costerebbe 7,99 euro
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Stesso esempio, ma con prezzi maggiorati per un altro iconico prodotto made in Usa, l’Iphone: uno smartphone Apple da 800 dollari un anno fa ci sarebbe costato “appena” 670 euro, oggi 130 euro in più
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La logica del mercato monetario in questi casi è ferrea: quando una moneta si indebolisce, importare prodotti dall’estero costa di più perché il cambio diventa sfavorevole rispetto a prima
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Allargando il campo, l’euro debole influisce negativamente sulle importazioni energetiche, perché fa aumentare ulteriormente il costo dell’energia e il prezzo delle materie prime, che paghiamo in dollari: nel 2008, quando il petrolio superava i 130 dollari al barile, l'euro forte abbassava il prezzo finale in Europa di circa un terzo. Oggi questo effetto non c'è più
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Ma l’euro non perde solo contro il bigliettone: la parità è stata quasi raggiunta anche con il franco svizzero. Per un caffè in centro a Lugano da 4 franchi prima riuscivamo a risparmiare circa 50 centesimi grazie al cambio, adesso neanche quelli: un espresso ci costerebbe 4 euro

Di contro, se una moneta debole aumenta il costo delle importazioni, favorisce le esportazioni: i grandi esportatori italiani vedranno i loro prodotti e le loro merci diventare più convenienti – e quindi più appetibili - agli occhi degli acquirenti a stelle e strisce

Settori traino dell’export italiano come il lusso potranno quindi applicare uno sconto fittizio sui loro prodotti senza ridurre i guadagni. Allo stesso tempo però, l’inflazione in crescita aumenta tutti i costi di produzione, e il risultato finale potrebbe essere un gioco a somma zero

Chi potrebbe ottenere buoni vantaggi dal pareggio euro-dollaro è il settore turistico: se il potere d’acquisto del dollaro aumenta, sempre più americani saranno disposti a passare le vacanze in Europa. Secondo i primi dati, in Italia sembrerebbe in arrivo un picco di turisti a stelle e strisce nei prossimi mesi

Come per il resto delle transazioni, il vantaggio di uno corrisponde allo svantaggio dell’altro: sono molto più cari per noi europei i tempi dei viaggi oltreoceano, dove grazie alla moneta forte potevamo risparmiare fino a un terzo delle spese. Adesso, prima di organizzare un viaggio on the road sulla Route 66 è meglio pensarci due volte