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Ue in stallo sullo stop al petrolio russo

Economia

Simone Spina

Ancora nessun accordo sull’embargo all’oro nero di Putin. Ungheria e altri Paesi si oppongono: le loro economie dipendono molto dal greggio di Mosca. Che con l’export incassa più soldi che in passato. Altri miliardi le arrivano grazie al gas. Ma lo stop al metano, di cui l'Italia ha molto bisogno, non è nel radar europeo

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Venti miliardi di dollari al mese solo dal petrolio, il 50 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2021. E altri miliardi dal gas, visti i prezzi in deciso rialzo. Una montagna di denari per Mosca che finisce per finanziare la guerra contro Kiev, in parte provenienti dall’Europa, che acquista il 43 per cento dell’oro nero di Vladimir Putin. Ad aggiornare le cifre è l’Agenzia Internazionale per l’Energia, che sottolinea come la produzione russa sia in calo, e – si prevede – lo sarà di più nei mesi a venire, mentre l’Asia sta sopperendo alla diminuzione di acquisti da parte di alcune delle maggiori società continentali.

L'Ungheria dice no

Tutto questo mentre l’Unione Europea non trova un accordo sull’embargo al petrolio del Cremlino. A far mancare l’unanimità necessaria è soprattutto l’Ungheria. Nonostante le siano stati promessi finanziamenti e un rinvio del divieto di import (insieme ad altri Paesi), Budapest ha detto che darà il suo via libera solo se potrà continuare ad approvvigionarsi con l’oleodotto che arriva da Est. In pratica quasi tutto, visto che non ha sbocchi sul mare.

Lo stop al gas russo non è nel radar Ue

 

E poi c’è il gas, un tema che riguarda più da vicino paesi come l’Italia. I flussi, nonostante la riduzione degli ultimi giorni per l’interruzione della rete in Ucraina, restano sufficienti ma le tensioni sono forti. Roma sta cercando altri fornitori per emanciparsi da Mosca. Con lo stesso obiettivo a Bruxelles si discute di un piano da 195 miliardi in cinque anni. L’embargo non sembra nel radar europeo. L’idea di Mario Draghi di mettere a livello continentale un tetto al prezzo del gas importato appare al momento remota e i pagamenti, intanto, non si fermano. Anche in rubli, come vuole Putin per sostenere la sua economia. La Germania sta pagando in valuta russa, ha detto il nostro premier, aggiungendo che non c’è alcuna dichiarazione ufficiale che così si violino le sanzioni. Su questo l’Europa aveva promesso chiarezza. Che non è ancora arrivata.