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Guerra in Ucraina, Orban: no all'embargo al petrolio russo e all'invio di armi

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©IPA/Fotogramma

L'Ungheria considera l'embargo sull'importazione del petrolio russo in Europa come "una bomba atomica sull'economia del Paese". Parole inaccettabili per Josep Borrell l'Alto rappresentante per la Politica estera Ue 

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Budapest esclude implicazioni nella guerra tra Russia e Ucraina. “Non è la nostra guerra", dichiara il premier ungherese Viktor Orban che si oppone al sesto pacchetto di sanzioni annunciato giorni fa dalla Commissione Europea. "Come una bomba atomica lanciata sull'economia ungherese", così definisce Viktor Orban l’embargo sull’importazione nell’Ue di petrolio dalla Russia. Secondo il premier ungherese il Paese non sarebbe in grado di sostituire le importazioni dell’oro nero russo neanche nei 20 mesi contemplati per l'Ungheria (GUERRA IN UCRAINA: LO SPECIALE - GLI ULTIMI AGGIORNAMENTI).

Orban: non serve a nulla un rinvio

La Commissione Ue sta lavorando ad una controproposta: una deroga di due anni, anziché uno, sull'embargo al petrolio per Ungheria e Slovacchia, e un'altra deroga di tre mesi per il divieto di trasporto di greggio su navi europee per venire incontro alle proteste di Grecia, Malta e Cipro. "In base ai nostri calcoli ci servono cinque anni per il passaggio, quindi non serve a nulla un rinvio di un anno o un anno e mezzo" risponde Orban che sostiene: “C'è una linea rossa che non va superata, è il settore energetico". La proposta della Commissione europea è stata presentata "senza alcuna consultazione" secondo l’Ungheria.  "Il petrolio può arrivare in Ungheria solo tramite un oleodotto. E' possibile ottenere il petrolio in altri modi ma sarebbe molto costoso. Se la proposta è nell'interesse dell'Ungheria saremo felici di discuterne", conclude Orban.

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Borrell: parole inaccettabili

Le parole del premier Orban sul pacchetto sanzioni Ue sono “inaccettabili” per l'Alto rappresentante per la Politica estera Ue, Josep Borrell, intervistato a Firenze. "Il lavoro diplomatico sulle sanzioni va avanti. Se non si trova l'accordo presto, dovrò convocare una riunione dei ministri degli Esteri, possiamo discutere di quanti anni un Paese ha bisogno per adeguarsi all'embargo ma collegarlo a qualcosa che non ha nulla a che fare con la crisi ucraina, come i fondi per altri motivi, è inaccettabile", ha affermato il capo della diplomazia europea. 

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Mamer: non negoziamo prima di presentare una proposta

“Non negoziamo prima di presentare un pacchetto di sanzioni”, dichiara il portavoce capo dell’esecutivo comunitario Eric Mamer a Bruxelles. "Abbiamo detto dall’inizio che capiamo che alcuni Stati membri sono in situazioni specifiche a causa della geografia e della dipendenza dagli oleodotti che li collegano alla Russia”, prosegue Mamer. Dopo le consultazioni "quando crediamo che tutti siano stati bene informati, presentiamo la proposta”. “Un processo molto trasparente, ma non vuol dire che c’è l’unanimità prima di presentare la proposta perché ciò vorrebbe dire capovolgere il processo istituzionale europeo", conclude il portavoce.  

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