
Superbonus 110%, Draghi: "Non siamo d'accordo". Perché potrebbe non essere rinnovato
Il presidente del Consiglio ha detto che il bonus "toglie l'incentivo alla trattativa sul prezzo". Per questo "il costo di efficientamento" e i costi "degli investimenti necessari per le ristrutturazioni" sono più che triplicati. Tra gli altri nodi i meccanismi di cessione del credito e il problema dei controlli sulle truffe

Il nuovo Decreto aiuti, approvato in Consiglio dei ministri lo scorso 2 maggio, ha spostato dal 30 giugno al 30 settembre il termine entro cui anche i proprietari di villette monofamiliari potranno usufruire del Superbonus 110%. Sembra però improbabile che il governo continuerà su questa linea anche dopo la scadenza del nuovo limite temporale
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Solo un giorno dopo l’approvazione del decreto, parlando al Parlamento europeo in seduta plenaria, il premier Mario Draghi ha detto di “non essere d’accordo” con il ministro alla Transizione Ecologica Roberto Cingolani “sulla validità di questo provvedimento”
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Il presidente del Consiglio ha spiegato perché non vede di buon occhio la misura. “Cito un esempio: il costo di efficientamento è più che triplicato grazie ai provvedimenti del 110%, i prezzi degli investimenti necessari per le ristrutturazioni sono più che triplicati, perché il 110% di per sé toglie l'incentivo alla trattativa sul prezzo”, ha detto Draghi
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La proroga sarebbe passata perché, ha proseguito il premier “le cose vanno avanti in Parlamento, il governo ha fatto quel che poteva e il nostro ministro è molto bravo"
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Il senso del bonus è quello di incentivare lavori edili che permettano agli immobili di diventare più sostenibili, spingendo l’avanzamento di classi energetiche attraverso gli interventi che rientrano nel campo della misura
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Come ha ricordato Draghi, l’esecutivo che lo vede alla guida “è nato come governo ecologico”, mettendo “il clima” tra i suoi pilastri più importanti. La filosofia alla base della misura, a differenza delle complicazioni tecniche che non piacciono al premier, rimane quindi in linea con gli obiettivi a lungo termine di Palazzo Chigi

Le parole di Draghi non sono piaciute al MoVimento Cinque Stelle. “È stata gettata una volta per tutte la maschera: forse alla base dei continui paletti normativi e della ossessiva smania dell'esecutivo di voler limitare la circolazione dei crediti fiscali, c'è proprio questa insofferenza del presidente del Consiglio nei confronti del provvedimento", si legge in una nota firmata dai senatori pentastellati Gianni Girotto, Cristiano Anastasi, Marco Croatti, Gabriele Lanzi e Sergio Vaccaro

Tuttavia, da altri commenti che sono seguiti alle dichiarazioni di Draghi emerge come le problematiche legate al Superbonus preoccupino più di una voce politica. Su tutti, i meccanismi di cessione del credito. Negli ultimi giorni la Camera ha inserito nel decreto Bollette la possibilità di una quarta cessione per facilitare la circolazione dei crediti già maturati

Diversi istituti bancari hanno però chiuso all’accettazione di nuovi crediti, dopo aver già raggiunto il limite massimo stabilito. "Senza novità sulla cessione dei crediti – dice il senatore di Forza Italia Franco Dal Mas - il Superbonus è una misura destinata a fallire”

"Prevedere una quarta cessione diretta ai soli correntisti delle banche, come da ultimo fatto, non è risolutivo perché i correntisti fiscalmente capienti sono troppo pochi, serve quindi un nuovo intervento”

C’è poi il tema dei controlli sulle truffe edilizie che si sono moltiplicate da quando è stato approvato il Superbonus. A riguardo, lo scorso febbraio, il ministro dell'Economia Daniele Franco lo aveva definito "una tra le più grandi truffe che la Repubblica abbia mai visto". Su questo bisognerebbe agire, invece che eliminare una misura che ha ridato vita al settore edilizio, secondo Antonio Saccone, portavoce Udc

“Il timore dei prezzi è fondato, ma diversi provvedimenti hanno fissato dei tetti e dinanzi a comportamenti criminali è giusto rendere più stretta la maglia dei controlli e delle pene", ha detto Saccone riferendosi al reddito di cittadinanza. “Sinceramente trovo incomprensibile pensare di cancellarlo o restringerne le modalità", ha concluso il portavoce Udc

Intanto arrivano anche i primi bilanci sulla misura. A fine aprile il totale degli investimenti ammessi alla detrazione del Superbonus al 110% ammontava a 27,4 miliardi di euro, con detrazioni a carico dello Stato previste a fine lavori per oltre 30 miliardi (21,1 miliardi le detrazioni già maturate per i lavori conclusi), come comunicato dall'Enea contando 155.543 asseverazioni. A fine marzo le asseverazioni erano 139.029, con investimenti ammessi a detrazione per 24,2 miliardi di euro e detrazioni a fine lavori a carico dello Stato per 26,6 miliardi di euro