
Energia, ipotesi stop al gas russo per l’Italia: cosa può succedere
Con l’avvicinarsi della bella stagione e dell’estate, se Mosca decidesse di chiudere i rubinetti del gas all’improvviso - in risposta alle sanzioni per la guerra in Ucraina - non dovrebbero esserci problemi nel breve periodo. La situazione potrebbe farsi critica però per i prossimi due inverni: dalla capacità di rigassificazione alle nuove forniture, ecco le soluzioni del governo

Ad oggi l’Italia importa dalla Russia circa 29 miliardi di metri cubi di gas, pari al 38% del gas naturale consumato in Italia. Le importazioni dalla Russia sono cresciute negli ultimi anni: nel 2020 erano 20 miliardi di metri cubi
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Se la Russia decidesse di chiudere i rubinetti del gas all’improvviso, come ritorsione per le sanzioni per la guerra in Ucraina, potrebbero non esserci gravi conseguenze sul breve periodo, ma i prossimi inverni si rivelerebbero complicati
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Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha dichiarato che grazie al miglioramento delle condizioni climatiche dei prossimi mesi è prevista una riduzione della domanda per uso civile di circa 40 milioni di metri cubi di gas al giorno
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Se con l’arrivo dell’estate un eventuale stop del gas russo non comporterebbe problemi, la situazione diventerebbe critica con l’inverno. Il ministro ha spiegato che “per i prossimi due inverni sarebbe complesso assicurare tutte le forniture al sistema italiano e, pertanto, sarà necessario dotarsi di strumenti di accelerazione molto efficaci per gli investimenti che servono”
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In questo caso potrebbero essere attivati piani per il razionamento del gas, ad esempio nel settore industriale per brevi periodi settimanali in caso di picchi della domanda, e potrebbe essere imposta la riduzione del riscaldamento domestico e degli uffici
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Per emanciparsi dal gas russo, secondo le stime, potrebbero volerci fino a tre anni. Il governo italiano, insieme a Eni, ha effettuato numerose missioni in Qatar, Algeria, Angola e Congo per aumentare e diversificare le forniture

Questi Paesi possono arrivare a ridurre la dipendenza dalla Russia per circa 20 miliardi di metri cubi l’anno. Eni ha dichiarato che entro il prossimo inverno sarà in grado di sostituire il 50% del gas russo (per circa 14 miliardi di metri cubi)

Da Algeri si possono importare, sfruttando le infrastrutture attuali, fino a 9 miliardi di metri cubi l’anno. Dalla Libia sono attesi altri 2,5 miliardi, mentre il Tap alla massima potenza può trasportare anche da subito fino a 1,5 miliardi in più

Inoltre il governo ha dato recentemente mandato a Snam per l’acquisto di una delle navi da rigassificazione e per il noleggio di una seconda unità. Dovrebbero essere in grado di processare 10 miliardi di metri cubi l’anno, ma la loro messa in esercizio richiede un periodo di 12-18 mesi

Le unità galleggianti hanno il vantaggio di poter essere utilizzate finché servono e tolte in qualsiasi momento. Non sono infrastrutture permanenti ma possono fornire un grandissimo contributo all'autonomia energetica dalla Russia

Il resto della capacità potrebbe arrivare da un rafforzamento dei tre rigassificatori già presenti sul territorio italiano, a Livorno, Rovigo e Panigaglia, che hanno una capacità inutilizzata di 4,5 miliardi di metri cubi