
Aumenta il costo della farina, sugli scaffali pasta e pane più cari: cosa sta succedendo?
Dopo luce, gas, carburante, i rincari colpiscono anche pane, pasta, pizza e altri prodotti da forno. Alcune associazioni lanciano l’allarme sulla crescita del costo della farina. Un aumento legato ai trasporti, ai raccolti più magri, alle scelte di alcuni Paesi di limitare le esportazioni, ma forse anche a speculazioni

Dopo luce, gas, carburante, i rincari colpiscono anche pane, pasta, pizza e altri prodotti da forno. A determinare l’aumento dei prezzi di questi alimenti è la crescita del costo della farina. Crescita legata ai trasporti, ai raccolti più magri, alle scelte di alcuni Paesi di limitare le esportazioni, ma forse anche a speculazioni. Ecco cosa sta succedendo
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“L’allarme sui rincari dei prodotti alimentari, sia sulla spinta dell’aumento delle materie prime sia sull’onda dei rincari energetici che influiranno sui costi di produzione e di trasporto, si fa sempre più grave e preoccupante”, ha detto Federconsumatori
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L’Osservatorio nazionale dell’associazione ha confrontato i prezzi di alcuni prodotti alimentari tra marzo di quest’anno (“periodo in cui già si registravano alcune tensioni sui costi delle materie prime”) e ora (“con ulteriori aumenti dei costi delle materie prime agricole: +22% per il frumento e +79% per l’avena”). “I rincari che ne emergono sul versante dei prezzi al consumo sono notevoli (mediamente del +15%) e sforano la soglia del 30% nel caso della farina, del pane in cassetta e della pasta integrale”
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In particolare, in base all’indagine di Federconsumatori si nota che da marzo a ottobre 2021 un chilo di farina è passato dal prezzo di 0,79 euro a 1,09 (+38%). Rincari del 33% per pane in cassetta e pasta integrale, dell’11% per il pane (passato da 3,47 euro al chilo a 3,86). “Alla luce di questi rincari abbiamo inviato una segnalazione all’Agcm invitandola a verificare la sussistenza di ipotesi di cartello sui prezzi dei prodotti alimentari, così come avvenuto nel 2008”, ha spiegato Federconsumatori
Il comunicato di Federconsumatori
A lanciare l’allarme sui rincari è anche Fiesa Assopanificatori Confesercenti, che parla di “trend preoccupante”. Il presidente nazionale Davide Trombini ha spiegato: “Il prezzo delle farine di frumento tenero segna, a settembre 2021, un incremento del 20% rispetto a settembre 2020; il prezzo delle semole di frumento duro cresce in un anno del 66%. Se mettiamo a confronto il prezzo della prima settimana di ottobre 2021 con quello di ottobre 2020, le farine di frumento tenero arrivano a 511,50 €/T ossia +24% e le semole di frumento duro a 731,70 €/T ossia +81%”
Il comunicato di Assopanificatori
L’associazione, anche in vista delle produzioni natalizie, ha chiesto “di attivare gli organi di vigilanza e l’apertura di un’indagine parlamentare conoscitiva sull’andamento dei prezzi delle farine e delle materie prime, per eventuali interventi del governo di taglio delle tasse e degli oneri di sistema”
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Ma, parlando con La Repubblica, Trombini ha anche gettato acqua sul fuoco: "Oggi in media ogni persona mangia 80 grammi di pane al giorno, contro i 250-280 di qualche decennio fa. I rincari di oggi pesano per pochi centesimi su ogni famiglia. Quindi non è giusto mettere sullo stesso piano il rincaro del pane e quello della benzina, ben più gravoso per le finanze degli italiani”

“Il prezzo delle materie prime è in rialzo da un anno. Noi finora lo avevamo assorbito senza riversarlo sul consumatore ma oggi non è più possibile. Del resto questa situazione danneggia anche noi, che da un lato paghiamo di più le materie prime per fare il pane, dall'altro non possiamo alzare troppo il prezzo perché rischieremmo di far scappare il consumatore, magari verso il pane surgelato", ha detto ancora il presidente di Assopanificatori

Secondo i dati Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) riportati da La Repubblica, il prezzo del frumento tenero - che è quello che poi viene trasformato in farina per prodotti da forno e industria dolciaria - a settembre 2021 è salito del 35% rispetto a settembre 2020 e del 10% rispetto ad agosto 2021

I motivi, spiega Ismea al quotidiano, sono principalmente due: "L'aumento dei costi per il trasporto, in particolare dei noli dei container, dovuto alla pandemia e una lieve contrazione delle scorte, visto che nel 2021-2022 la domanda è cresciuta un po' più dell'offerta”. A pesare, però, è anche “il calo dei raccolti in Ucraina (nel 2020 il -12,9% sull’annata precedente) e il fatto che la Russia abbia ridotto le esportazioni per contenere il prezzo all’interno dei propri confini”. Il grano 100% italiano, infatti, soddisfa solo il 36% della domanda

Il grano duro, dal quale si ricava la farina da pasta, secondo Ismea ha visto i prezzi salire del 71% tra settembre 2020 e il settembre 2021: in questo caso, oltre all’aumento dei noli dei container, a pesare è anche la siccità in Canada, che ha ridotto molto i raccolti e quindi le esportazioni

Secondo Federconsumatori, però, a pesare sull’aumento del costo della farina non sono solo la logistica, il clima e le decisioni della Russia. “Non abbiamo le prove - ed è per questo che vogliamo coinvolgere Antitrust - ma pensiamo che qualcuno stia approfittando della situazione per fare un gioco al rialzo, facendo cartello”, ha detto il vice presidente Roberto Giordano a La Repubblica. “Il frumento è una commodity e, in quanto tale, è possibile che si inneschino dei meccanismi speculativi”, ha confermato Ismea

A evidenziare l’aumento dei prezzi è anche Coldiretti: parla di quotazioni record raggiunte dal grano, che si trasferiscono a valanga sul carrello della spesa con i prezzi che aumentano di 10 volte dal campo al pane sugli scaffali di vendita. Il prezzo del grano tenero per la panificazione, aggiunge, ha raggiunto i valori massimi del decennio

L'analisi Coldiretti è condotta sulla base dei contratti future nei listini del Chicago Bord of Trade (Cbot), punto di riferimento internazionale per il mercato future delle materie prime agricole. “Un kg di grano tenero in Italia è venduto a circa 32 centesimi, mentre un kg di pane è acquistato dai cittadini a un valore medio di 3,2 euro con un rincaro quindi di dodici volte, tenuto conto che per fare un kg di pane occorre circa un kg di grano, dal quale si ottengono 800 grammi di farina da impastare con l'acqua per ottenere un chilo di prodotto finito”

A incidere sul prezzo finale, spiega ancora Coldiretti, sono però altri costi, come dimostra anche l'estrema variabilità dei prezzi del pane lungo la penisola mentre quelli del grano sono influenzati direttamente dalle quotazioni internazionali. Nel dettaglio, se a Milano - secondo elaborazioni Coldiretti su dati dell'Osservatorio prezzi del ministero dello Sviluppo economico a settembre - una pagnotta da un chilo costa 4,25 euro, a Roma si viaggia sui 2,65 euro mentre a Palermo costa in media 3,07 euro al chilo

Coldiretti aggiunge anche che i prezzi al consumo non sono mai calati negli ultimi anni, nonostante la forte variabilità delle quotazioni del grano (per lungo tempo sono state al di sotto dei costi di produzione). Con il grano sottopagato agli agricoltori negli ultimi 4 anni, rivela l’associazione, si è passati da 543mila ettari di grano tenero coltivati in Italia agli attuali poco meno di 500mila ettari, per una produzione di circa 2,87 milioni di tonnellate