
Superbonus 110%, dalle tipologie di abitazioni al “decalage”: ecco come potrebbe cambiare
L’incentivo ha dei costi molto alti per le casse dello Stato. Nel Dpb inviato a Bruxelles non sono stati inseriti dettagli su questa misura, che è comunque destinata a essere riconfermata con la manovra fino a fine 2023. Probabili però alcune modifiche: si pensa allo stop per le villette unifamiliari. Dal 2024 poi potrebbe essere ridotto gradualmente

Il Superbonus 110%, dalla sua nascita, a maggio 2020, ha fatto avviare quasi 46.200 cantieri. Ma ha anche dei costi molto alti per le casse dello Stato. Il ministro dell'Economia, Daniele Franco, qualche settimana fa ha spiegato che non è un incentivo sostenibile a lungo termine, perché "se ciascun italiano fa domanda, per 30 milioni di unità immobiliari l'effetto sui conti e sul debito è stratosferico". Ecco quindi come potrebbe cambiare in futuro
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Il Documento programmatico di Bilancio, inviato a Bruxelles in vista della manovra che il governo dovrebbe varare la prossima settimana, ha prorogato diversi incentivi per riqualificare gli edifici, dall'ecobonus al bonus verde a quello per il rinnovo dei mobili. Ma oltre a non citare il bonus facciate, che resta quindi indiziato di essere tagliato, non sono stati inseriti dettagli sul Superbonus
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Il Superbonus è però destinato a essere riconfermato con la manovra fino a fine 2023, ma con alcune modifiche che proveranno ad attenuarne il peso sulle finanze pubbliche
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Da quanto emerge, la prima limitazione per il 2022 ridurrebbe l'ampiezza dell'agevolazione: non si potrà più usare per ristrutturare le villette unifamiliari, ma soltanto per mettere a nuovo i condomini e le case popolari (Iacp)
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Una prospettiva che ha già fatto insorgere partiti e associazioni che vorrebbero invece lasciarla inalterata. Il M5s ad esempio, tramite il leader Conte e il ministro Patuanelli, insiste perché sia estesa almeno a tutto il 2022 anche alle villette monofamiliari. Stessa richiesta arriva dall’Ance. Il presidente Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, denuncia che c’è il rischio di “fare efficientamento energetico solo nelle grandi città lasciando fuori piccoli comuni e borghi”
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Ma i dubbi del governo sul costo della misura stanno spingendo a ripensare del tutto la sua struttura negli anni a venire. Una ipotesi sul tavolo è introdurre un meccanismo di “decalage”

L'idea è confermare la percentuale del bonus al 110% per le ristrutturazioni edilizie nel 2023, ridurla al 70% nel 2024 e al 65% nel 2025. La discussione sul punto però è ancora aperta e le percentuali potrebbero cambiare

L'Ance propone di imporre un tetto di reddito per accedere all'agevolazione. Questo anche per affrontare un'altra delle criticità emerse con i primi due anni di attuazione del Superbonus: stando ai dati dell'Enea, oltre l'86 per cento degli interventi riguarda edifici unifamiliari o unità immobiliari indipendenti, perlopiù abitate, secondo uno studio dell'Osservatorio dei conti pubblici italiani, da persone con reddito medio-alto

Se a questo si somma l'altro dato che emerge dalle statistiche Enea, cioè che gli interventi si sono concentrati soprattutto nelle regioni del Nord, ne viene fuori un quadro con molte possibilità di riequilibrio

Inoltre, c'è il problema dei prezzi degli interventi spesso saliti alle stelle, visto che sono costi riversati interamente sullo Stato. L'Ance infatti propone di applicare a tutti i bonus, non solo al 110%, tutte le agevolazioni prezzari