
Covid, Coldiretti: restrizioni per 70mila industrie alimentari e 740mila aziende agricole
L’allarme dell’associazione in vista dei cambi di colore delle regioni da lunedì 1 marzo, che colpiscono la ristorazione e di conseguenza i fornitori della filiera: “I consumi alimentari degli italiani fuori casa nel 2020 sono scesi al minimo da almeno un decennio, con un crack senza precedenti per la ristorazione che dimezza il fatturato (-48%) per una perdita complessiva di quasi 41 miliardi di euro”. Servono aiuti economici immediati per un settore che conta “3,6 milioni di posti di lavoro”

Le restrizioni dovute alla pandemia di Covid-19 continuano a colpire la filiera agroalimentare. Le difficoltà a cui deve far fronte il mondo della ristorazione - con orari limitati per il servizio o la possibilità di fare solo asporto e consegne a domicilio nelle zone arancioni e rosse - ricadono sulle 70mila industrie alimentari e 740mila aziende agricole che garantiscono le forniture, per un totale di 3,6 milioni di posti di lavoro
L'analisi di Coldiretti
È l’allarme lanciato da Coldiretti in vista dei cambi di colore in vigore da lunedì 1 marzo, con 16,3 milioni di italiani che risiedono in Lombardia, Piemonte e Marche che passano in arancione mentre Basilicata e Molise diventano rosse. Solo la Liguria torna gialla, ma complessivamente ben dieci regioni e le provincie autonome di Trento e Bolzano, insieme a diverse microaree diffuse nel Paese, sono considerate a rischio
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“I consumi alimentari degli italiani fuori casa nel 2020 sono scesi al minimo da almeno un decennio - secondo le stime Coldiretti su dati Ismea - con un crack senza precedenti per la ristorazione che dimezza il fatturato (-48%) per una perdita complessiva di quasi 41 miliardi di euro”
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Servono quindi, sottolinea Coldiretti, immediati e adeguati sostegni economici per salvare l’economia e l’occupazione: “Si tratta di difendere la prima ricchezza del Paese con la filiera agroalimentare nazionale che vale 538 miliardi, pari al 25% del Pil nazionale”
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"Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione - continua la Coldiretti - si fanno sentire a cascata sull'intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all'olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco”

“Occorre salvaguardare - continua la Coldiretti - un settore chiave per la sicurezza e la sovranità alimentare, soprattutto in un momento in cui con l'emergenza Covid il cibo ha dimostrato tutto il suo valore strategico per il Paese. Una realtà da primato per qualità, sicurezza e varietà a livello internazionale”

Coldiretti osserva che “da lunedì quasi 6 italiani su 10 (57%) sono costretti ad affrontare le restrizioni nelle regioni arancioni e quelle più rigide in vigore nelle rosse per il rischio Covid”

“In queste Regioni nei ristoranti e agriturismi - continua - è consentita solo la consegna a domicilio o l'asporto, con limitazioni fino alle 18 per i bar che riducono ulteriormente la sostenibilità economica per giustificare le aperture, tanto che in molti preferiscono mantenere le serrande abbassate aumentando le perdite economiche e occupazionali”

“Una situazione - sottolinea Coldiretti - che con il caldo favorisce gli assembramenti nelle piazze, lungo le vie dello shopping, nel lungomare o davanti ai locali della ristorazione dove all'interno sono state adottate importanti misure di sicurezza, quali il distanziamento dei posti a sedere facilmente verificabile, il numero strettamente limitato e controllabile di accessi, la registrazione dei nominativi di ogni singolo cliente ammesso”