Il Covid cambia le abitudini: boom della spesa a domicilio e delle videochiamate
L’indagine Eurispes “Un anno di Covid in Italia” ha analizzato come si sono modificate le attitudini della popolazione. Dopo marzo 2020, il 21,9% degli intervistati ha affermato di aver ordinato la spesa a casa per la prima volta e il 16,8% ha provato il delivery da ristoranti o bar
La pandemia ha cambiato le abitudini degli italiani. L’indagine Eurispes “Un anno di Covid in Italia” ha analizzato quali sono le inclinazioni della popolazione attuali e come si sono modificate rispetto al passato
Covid, come cambiano le abitudini di consumo degli italiani
Con l’emergenza sanitaria c’è stato un boom di consegne a domicilio e iscrizioni ad abbonamenti per piattaforme streaming che consentono di vedere film e serie tv
Come il Covid ha cambiato le abitudini di pagamento
Nel dettaglio il 21,9% degli italiani afferma di aver ordinato per la prima volta la spesa a domicilio dopo marzo 2020. L'abitudine di ordinare la cena o altri pasti a domicilio era invece già abbastanza diffusa con il 28,6% che lo faceva anche prima della pandemia, ma da marzo il 16,8% lo ha fatto per la prima volta
Codiretti, 27% degli italiani compra più alimenti sostenibili
Il 13,1% ha ordinato per la prima volta farmaci a domicilio, mentre era già consolidato l'utilizzo dei nuovi strumenti tecnologici
Il 45,2% degli intervistati era già solito comunicare tramite videochiamata,ma con la diffusione del virus quasi un terzo lo ha fatto per la prima volta (30,7%)
Inoltre il 13,4% degli italiani ha acquistato un abbonamento a piattaforme streaming, come Now Tv, Netflix o Infinity. La decisione di acquistare o noleggiare strumenti per il fitness domestico ha riguardato invece il 14%
Nonostante le restrizioni della pandemia, l'e-commerce resta "sconosciuto" per tre italiani su dieci. Tra ritardi nell'accesso alla Rete veloce in alcune aree del territorio e il persistere di una quota di analfabetismo digitale, rimane rilevante la percentuale di italiani completamente estranei al mondo dell'e-commerce: il 29,1% riferisce di non fare mai acquisti online
D'altra parte, con diverse intensità, fare acquisti online sta diventando per molti una consuetudine: il 18,2% del campione fa acquisti online raramente, il 25,9% qualche volta, mentre il 16,3% spesso ed il 10,5% abitualmente. Gli over 64 sono l'unica fascia d'età nella quale prevalgono coloro che non fanno mai acquisti attraverso la Rete (59%). Online si comprano soprattutto abbigliamento, libri, tecnologie
L'11,1% del campione ha acquistato in periodo di pandemia strumenti per la cucina (robot da cucina, macchine per il pane, pentole professionali, ecc.), come testimoniato dal boom di cuochi più o meno improvvisati che hanno così impiegato il tempo libero e compensato l'impossibilità di mangiare fuori casa
Il mezzo preferito per raccogliere informazioni sull'emergenza sanitaria legata al Covid-19 sono i telegiornali (33,8%) e i quotidiani on line (22,3%). I quotidiani stampati si classificano al terzo posto con l’8,4% delle preferenze, immediatamente seguiti da talk show e programmi di intrattenimento (8,3%) e dai Social Network (8,1%). Alle spalle si piazzano le news radiofoniche (5%), magazine cartacei e chat social (entrambi fermi al 2,8%), e gli influencer (1,6%)
Il giudizio sulla qualità dell'informazione veicolata in merito alla pandemia da Covid-19 dai differenti canali mette al primo posto la confusione. A essere considerata più confusionaria è l’informazione veicolata dai Social Network (40%), seguono le comunicazioni ufficiali del Governo, del Ministero della Salute e delle Regioni (36%) ed infine quella offerta dai mezzi di comunicazione di massa (28,3%)
I mezzi di comunicazione di massa sono anche quelli ritenuti più spesso in grado di fornire informazioni utili (25%), seguiti dalle comunicazioni ufficiali (23,9%), ma sono anche i più accusati di diffondere notizie allarmistiche, con il 22,8% di preferenze per questa opzione. Le comunicazioni ufficiali provenienti dalle Istituzioni guadagnano il primato nell'essere considerate veritiere (20,1%), per Tv, radio, ecc., la percentuale di quanti ritengono diffondano notizie veritiere scende al 9,2% e per i Social Network si abbassa ulteriormente al 4,5%