
Covid, 131mila lavoratori contagiati: quali sono i lavori più a rischio secondo l'Inail
Le infezioni da Covid-19 di origine professionale, denunciate al 31 dicembre 2020, sono 131.090. Il numero è pari al 6,2% dei contagiati nazionali totali comunicati dall'Iss alla stessa data. I decessi sono 423 (+57 rispetto alla rilevazione precedente). Tra i settori più colpiti, quello del personale sanitario, oltre che quello della pubblica amministrazione, dei servizi di supporto alle imprese, del manifatturiero e dei servizi di alloggio e ristorazione

Le infezioni da Covid-19 di origine professionale denunciate all'Inail al 31 dicembre 2020 sono 131.090. Il numero è pari al 23,7% delle denunce di infortunio pervenute all'Istituto lo scorso anno, e al 6,2% dei contagiati nazionali totali comunicati dall'Istituto superiore di sanità (Iss) alla stessa data. I decessi sono 423 (+57 rispetto alla rilevazione precedente). Ecco quali sono i settori più colpiti, come indicato ne 12esimo report nazionale
TUTTI GLI AGGIORNAMENTI SUL CORONAVIRUS IN DIRETTA
È il settore della sanità e assistenza sociale il più colpito: con il 68,8% delle denunce e un quarto (25,2%) dei decessi codificati
In Italia 14.078 nuovi contagi: i dati regione per regione
Segue poi quello dell'amministrazione pubblica (attività degli organismi preposti alla sanità - Asl - e amministratori regionali, provinciali e comunali), in cui ricadono il 9,1% delle infezioni denunciate e il 10,7% dei decessi
IL NUOVO REPORT INAIL
Gli altri settori più colpiti sono i servizi di supporto alle imprese (vigilanza, pulizia e call center), il manifatturiero (tra cui addetti a lavorazione di prodotti chimici e farmaceutici, stampa, industria alimentare), i servizi di alloggio e ristorazione, il commercio, il trasporto e magazzinaggio, le attività professionali, scientifiche e tecniche (consulenti del lavoro, della logistica aziendale, di direzione aziendale) e altre attività di servizi (pompe funebri, lavanderia, riparazione di pc e di beni alla persona, parrucchieri, centri benessere)
IL PRECEDENTE REPORT DELL'INAIL
L'analisi per professione evidenzia la categoria dei tecnici della salute come quella più coinvolta da contagi con il 38,7% delle denunce (in 3 casi su 4 sono donne), l'82,2% delle quali relative a infermieri, e il 10,0% dei casi mortali codificati. Seguono gli operatori socio-sanitari con il 19,2% delle denunce (l'80,9% donne), i medici con il 9,2% (il 48,0% sono donne), gli operatori socio-assistenziali con il 7,4% (l'85,1% donne) e il personale non qualificato nei servizi sanitari (ausiliario, portantino, barelliere) con il 4,7% (tre su quattro sono donne)

Nell'elenco anche i conduttori di veicoli (1,2%, con una preponderanza di contagi maschili pari al 91,9%) e i direttori e dirigenti amministrativi e sanitari (0,9%, di cui il 45,8% donne)

Con riferimento all'analisi dei dati per mese, si osserva una progressiva riduzione dell'incidenza dei casi di contagio per le professioni sanitarie tra le prime due fasi dell'epidemia e una risalita nella terza

Altre professioni, come gli esercenti e addetti nelle attività di ristorazione, gli addetti ai servizi di sicurezza, vigilanza e custodia o gli artigiani e operai specializzati delle lavorazioni alimentari, hanno invece visto aumentare l'incidenza dei casi di contagio tra le prime due fasi e registrato una riduzione nella terza

L'85,7% dei contagi riguarda lavoratori italiani. Il restante 14,3% sono stranieri (otto su 10 donne), concentrati soprattutto tra i lavoratori rumeni (pari al 20,9% dei contagiati stranieri), peruviani (14,0%), albanesi (7,9%), ecuadoregni (4,7%) e moldavi (4,2%)

Tornando a guardare i dati nel complesso, il report nazionale sui contagi sul lavoro da Covid-19, elaborato dalla Consulenza statistico attuariale dell'Inail, è stato pubblicato insieme alla versione aggiornata delle schede di approfondimento regionali, da cui emerge un incremento di 26.762 casi (+25,7%) rispetto al monitoraggio precedente al 30 novembre, di cui 16.991 riferiti a dicembre, 7.901 a novembre e altri 1.599 a ottobre, complice la seconda ondata dell’epidemia, che ha avuto un impatto pià intenso della prima anche in ambito lavorativo

Novembre, in particolare, con quasi 36mila denunce è il mese del 2020 col maggior numero di casi segnalati all'Istituto. Nei mesi estivi tra la prima e la seconda ondata si era invece registrato un ridimensionamento del fenomeno
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I casi mortali denunciati al 31 dicembre sono 423, 57 in più rispetto alla rilevazione del mese precedente e pari a circa un terzo del totale dei decessi denunciati all'Inail dall'inizio dell'anno, con un'incidenza dello 0,6% rispetto ai morti da Covid-19 comunicati dall'Iss alla data del 31 dicembre

A differenza del complesso delle denunce, per i casi mortali è stata la prima ondata ad avere avuto un impatto più significativo. Quasi otto decessi su 10 (79,0%), infatti, sono avvenuti nel trimestre marzo-maggio contro il 18,0% del trimestre ottobre-dicembre. I casi mortali riguardano soprattutto gli uomini (83,2% del totale) e le fasce di età 50-64 anni (70,2%) e over 64 anni (19,9%)

Prendendo in considerazione il complesso delle denunce, il rapporto tra i generi si inverte. Il 69,6% dei contagiati, infatti, sono donne, la cui quota nel mese di dicembre sale al 71,6%. L'età media dall'inizio dell'epidemia è di 46 anni per entrambi i sessi

L'analisi territoriale conferma inoltre che le denunce riguardano soprattutto il Nord del Paese: il 47,5% nel Nord-Ovest (prima la Lombardia con il 28,4%), il 23,0% nel Nord-Est (Veneto 9,7%), il 13,8% al Centro (Lazio 5,6%), l'11,5% al Sud (Campania 5,4%) e il 4,2% nelle Isole (Sicilia 2,7%). Le province con il maggior numero di contagi da inizio pandemia sono Milano (11,1%), Torino (7,5%), Roma (4,5%), Napoli (3,8%), Brescia e Varese (2,8%), Genova e Verona (2,6%), Bergamo, Cuneo e Monza e Brianza (2,1%)

Limitando l'analisi ai soli casi mortali, la percentuale del Nord-Ovest sale al 51,3% (prima la Lombardia con il 37,6%), mentre il Sud con il 18,9% dei decessi (Campania 9,5%) precede il Centro (13,9%), il Nord-Est (12,1%) e le Isole (3,8%). Le province che contano più decessi dall'inizio della pandemia sono quelle di Bergamo (10,4%), Milano (9,2%), Napoli (6,6%), Brescia (6,1%), Roma (5,4%), Cremona (4,3%), Torino e Genova (entrambe 3,5%)