
Covid, commercialisti: 460mila piccole e medie imprese a rischio chiusura nel 2021
Secondo un’analisi condotta con il Censis, quasi mezzo milione di realtà potrebbero presto sparire a causa della crisi dovuta alla pandemia con la perdita di "un fatturato complessivo di 80 miliardi e di quasi un milione di posti di lavoro"

Almeno 460mila piccole e medie imprese potrebbero sparire nel 2021 a causa della crisi dovuta al Covid-19
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È quanto emerge da un’analisi condotta per la seconda edizione del "Barometro" del Censis e del Consiglio nazionale dei commercialisti sull'andamento dell'economia italiana
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Secondo i commercialisti interpellati, infatti, quasi mezzo milione tra realtà medie e piccole (ovvero quelle con un numero ridotto di dipendenti e di fatturato) rischiano di abbassare la saracinesca per sempre già il prossimo anno
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Si tratterebbe di una perdita di "un fatturato complessivo di 80 miliardi e di quasi un milione di posti di lavoro"
L'analisi del Censis
La soluzione dei professionisti per scongiurare la scomparsa di così tante imprese è duplice: "snellire gli adempimenti burocratici", affinché il tessuto economico possa risollevarsi, e "attribuire funzioni sussidiarie" per sgravare la Pubblica amministrazione

Gli intermediari interpellati nel 29% dei casi fanno sapere come "più della metà delle microimprese clienti ha almeno dimezzato il proprio fatturato"

Tuttavia il dato scende al 21,2% nel caso dei colleghi che si occupano di aziende medio-grandi

Perciò si contano 370mila piccole e medie imprese protagoniste di un vertiginoso crollo di oltre la metà dei ricavi. (Foto:Ipa)

Un crollo causato dagli effetti della pandemia e delle misure restrittive imposte dal governo per cercare di circoscrivere i contagi da Nord a Sud

Inoltre, recita il dossier, "gli incassi bloccati e gli alti costi di gestione da sostenere hanno creato un cortocircuito il cui esito è una grave crisi di liquidità per le aziende. (Foto: Ipa)

Così, il 93,9% dei professionisti osserva "un taglio di liquidità uguale, oppure superiore del 50% (di cui per il 30,3% riguarda più della metà delle imprese clienti, mentre per il 38,1% si parla di una quota tra il 26% e il 50% e soltanto per il 25,5% si tratta di una minoranza)"

Per quasi 8 intervistati su 10, poi, urge "chiarezza nei testi normativi, il 70,7% vorrebbe molti meno adempimenti, il 67,2% una miglior distribuzione delle risorse pubbliche tra i beneficiari"

Ad esprimere "fiducia" sulla ripartenza dell'Italia dopo l'emergenza sanitaria da Coronavirus è il presidente nazionale Massimo Miani, ma ciò è possibile, premette, "solo se l'esecutivo ascolterà pure corpi intermedi e mondo produttivo"