Covid, allarme di Italo: "Con queste norme si chiude in 2 mesi. A rischio 1.500 famiglie"

Economia

L’amministratore delegato della compagnia dei treni ad alta velocita: “Norma Arlecchino. Gli aerei sono al 100% da settimane, il trasporto pubblico locale e i treni regionali vanno all’80%. Così la situazione è ingestibile e dal primo ottobre saremo costretti a ridurre i servizi, con gravi ripercussioni sull’occupazione"

"Se permangono certe condizioni nel giro di due mesi ci fermeremo con gravi ripercussioni sull'occupazione: ci sono 1.500 famiglie a rischio che arrivano a 5mila considerando l’indotto". Così Gianbattista La Rocca, amministratore delegato di Italo-Ntv, in un’intervista a Repubblica, mostra le sue perplessità per il tetto alla capienza (50%) deciso dal Cts per i convogli dell'Alta velocità. La compagnia privata, che dal 2012 fa concorrenza a Trenitalia, lancia l'allarme sulla propria sopravvivenza, ma anche sulle ripercussioni per l'occupazione, oltre all'impatto sul libero mercato, tornando in pressing perché si modifichino le attuali misure anti-Covid, che per l'Av sono più restrittive rispetto a tutti gli altri mezzi di trasporto  (CORONAVIRUS: TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - LO SPECIALE).

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Gianbattista La Rocca, amministratore delegato di Italo - ©Getty

L'ad di Italo: “Aerei al 100% da settimane”

Il comitato tecnico scientifico ha infatti deciso, nella riunione di martedì, di non cambiare le regole per l'occupazione dei posti sui treni ad alta velocità. Con il risultato che ora abbiamo "una norma Arlecchino. Gli aerei sono al 100% da settimane, il trasporto pubblico locale e i treni regionali vanno all'80%. Mentre per l'alta velocità resta il tetto del 50%", ha sottolineato La Rocca. Questa situazione però rende ancora più difficile ora per Italo garantire l'offerta, che è già stata ridotta in questi mesi per la situazione sanitaria e conta oggi 87 treni al giorno rispetto ai 112 del periodo pre-Covid.

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Rischio riduzione servizi da ottobre

"Lavoriamo in condizioni insostenibili per un'azienda: oggi non copriamo nemmeno i costi operativi", sottolinea La Rocca, ricordando che in 9 anni la società ha acquistato 51 treni "che vanno pagati". "La situazione è ingestibile" e "con questo livello di ricavi l'azienda non ce la fa a stare in piedi", avverte il manager, evidenziando che se la situazione resta questa, dal primo ottobre i servizi verranno ridotti da 87 a 60 e "nel giro di due mesi ci fermeremo con gravi ripercussioni sull'occupazione".

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“Motivazioni politiche dietro decisione Cts?”

Italo ha adottato 14 misure di sicurezza "in linea se non migliori rispetto ad altre tipologie di spostamenti", ha spiegato La Rocca, secondo cui dietro la decisione del Cts "sospettiamo motivazioni squisitamente politiche". Questa situazione, inoltre, penalizza più Italo che il competitor Trenitalia, osserva La Rocca: loro operano anche gli intercity e i regionali, che sono tratte sussidiate, mentre "noi - puntualizza - andiamo avanti con le nostre forze".

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L’impatto della pandemia su Italo

Italo aveva archiviato il 2019 con un utile netto di 151,42 milioni, in aumento dai 92,9 milioni del 2018. Poi però proprio per l'arrivo del Covid si è deciso di non distribuire il dividendo e decurtare i compensi dei manager per garantire la liquidità. Da mesi la società mette in guardia dai rischi derivanti da questa situazione: già a maggio Flavio Cattaneo, vicepresidente esecutivo di Italo, avvertiva che "viaggiando al 50% della capienza i treni non arrivano al break even e noi dovremo tenerli nei depositi”. Ad agosto La Rocca lamentava il fatto che i treni venissero penalizzati rispetto agli aerei e quantificava che per Italo i costi della pandemia "superano i 200 milioni di euro".

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