Recovery Fund, chi finanzierà il piano per la ripresa post coronavirus dei Paesi Ue

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Settecentocinquanta miliardi di euro tra stanziamenti e prestiti e un bilancio pluriennale da mille miliardi che la Commissione Ue chiederà in prestito sui mercati, emettendo titoli europei e creando un debito comune. Ma come saranno poi rimborsati?

Il Recovery Fund per finanziare la ripresa dei Paesi europei dopo l’emergenza coronavirus (GLI AGGIORNAMENTI LIVE - LO SPECIALE) sarà costituito da 750 miliardi di euro: 500 destinati a fondo perduto ai Paesi più colpiti dalla crisi, tra cui l’Italia, e ai settori più in crisi, come il turismo, e 250 riservati a prestiti agli Stati membri. Poi un bilancio pluriennale da mille miliardi che continuerà ad assicurare gli sconti di cui godono alcuni Paesi, tra cui i cosiddetti “frugali” (Austria, Danimarca, Olanda e Svezia). La Commissione otterrà i 750 miliardi di euro innalzando "temporaneamente" il tetto delle risorse proprie del bilancio comune al 2% del Pil Ue, e andando sui mercati a finanziarsi. Il debito così emesso dovrà essere rimborsato tra il 2028 e il 2058, attraverso il bilancio comune post 2027. Per reperire risorse, Bruxelles propone tasse sulle emissioni, sulle grandi multinazionali, sulla plastica e web tax. Ma quali sono le altre possibilità per il rimborso?

Le tasse comunitarie

Un modo per restituire i 750 miliardi  con risorse proprie è quindi il fisco. Merkel e Macron avevano accennato a questa possibilità, embrione di quella maggiore unione fiscale che è uno dei capitoli da completare nella costruzione europea. Tra le ipotesi, una tassa comunitaria che potrebbe colpire le transazioni digitali. Un maggior coordinamento a livello Ue potrebbe anche ridurre le distorsioni che oggi permettono ad alcuni Stati, come Olanda, Lussemburgo e Irlanda, di usare le sirene fiscali per attirare imprese di altri Stati comunitari.

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La via del budget comunitario

Un'altra delle possibilità per il rimborso è che Bruxelles chieda i soldi a tutti gli Stati membri sotto forma di maggior contributo al budget comunitario, come già accade oggi con i fondi europei: alcuni Stati riceverebbero più soldi di quelli che mettono e l'Italia come Paese tra i più colpiti sarebbe tra quelli, mentre tutta la differenza sarebbe a fondo perduto, finanziata dai Paesi meno colpiti. La convenienza sarebbe anche nella distanza temporale tra quando si tengono i soldi, subito, e quando si devono restituire, tra molti anni.

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Un nuovo prestito per ripagare il debito?

Infine, c'è la possibilità che i soldi per ripagare il debito fatto per finanziare il Recovery Fund non debbano essere mai sborsati. È quello che accadrebbe se la Commissione, per rimborsare i 750 miliardi alla scadenza, ne chiedesse altrettanti con un nuovo prestito, esattamente come fanno gli Stati con il calendario dei rimborsi ed emissioni di titoli o con una soluzione ancora più estrema, se titoli fossero perpetui, senza scadenza. Ma Merkel e Macron, in verità, sono stati chiari, quel prestito sarà temporaneo e andrà rimborsato. La strada per capire chi, come e quando metterà quei soldi e chi li riceverà è ancora lunga e potrebbe essere una fusione di tutte le soluzioni viste.

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