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Piersanti Mattarella, 45 anni fa l’omicidio a Palermo per mano di Cosa nostra. FOTO
Fratello dell'attuale presidente della Repubblica, il governatore della Regione Sicilia fu ucciso a colpi di pistola mentre si trovava in auto con la moglie, i due figli e la suocera. Per anni si teorizzata un’azione combinata tra mafia ed eversione neofascista. Nel 2024 nel fascicolo d'inchiesta vengono iscritti nel registro degli indagati due sicari mafiosi, che potrebbero essere i killer che materialmente compirono il delitto
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UN MISTERO LUNGO 45 ANNI
- Sono passati 45 anni dall’omicidio di Piersanti Mattarella, presidente della Regione Sicilia, ucciso il 6 gennaio 1980 a Palermo. Il fratello del 12° presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, l'uomo che teorizzava una Sicilia “con le carte in regola”, aveva solo 44 anni. Sull'omicidio, negli anni, non si è ancora mai arrivati a una verità definitiva
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CHI ERA PIERSANTI MATTARELLA
- Nato a Castellammare del Golfo il 24 maggio 1935, Piersanti Mattarella viene eletto per la prima volta all'Assemblea regionale siciliana nel '67, dopo tre anni da consigliere comunale a Palermo
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LA GUIDA DELLA REGIONE
- Quattro giorni dopo il rapimento di Aldo Moro, il 20 marzo 1978, il democristiano Mattarella entra a palazzo d’Orleans per guidare la Regione con una coalizione di centrosinistra che, per la prima volta, conta sull'appoggio esterno del Partito comunista di Achille Occhetto (nella foto il presidente della Repubblica Sandro Pertini con Piersanti Mattarella)
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LA LOTTA ALLA MAFIA
- Sono anni in cui Mattarella lancia segnali fino ad allora impensabili per un presidente della Regione: nel 1978, poco dopo l'omicidio di Peppino Impastato - conduttore radiofonico candidato sindaco a Cinisi per Democrazia Proletaria -, avvenuto per ordine di Tano Badalamenti, Mattarella va nella città per la campagna elettorale comunale e pronuncia un durissimo discorso contro Cosa nostra (nella foto da sinistra: Michele Reina, Aldo Moro e Piersanti Mattarella)
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LE MOSSE POLITICHE
- Nel '79 poi, il governatore della Regione Sicilia manda a casa un componente della sua giunta di centrosinistra, il repubblicano Rosario Cardillo, per la sua gestione poco trasparente dei lavori pubblici. Nello stesso anno, Mattarella invia gli ispettori regionali al Comune di Palermo, perché vuole vederci chiaro sull'aggiudicazione di un appalto per la costruzione di sei scuole. Aveva ragione lui: i boss avevano messo le mani sull'affare e l'operazione fu bloccata, per essere ripresa dopo la sua morte
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I RISCHI
- Mattarella è consapevole dei rischi che corre, ma non sembra avere alcuna intenzione di fermarsi. Due mesi prima dell’omicidio va a trovare a Roma il ministro democristiano Virginio Rognoni, titolare degli Interni, per informarlo su quanto accade in Sicilia e sulla necessità di far pulizia, costi quel che costi. Di ritorno da quel viaggio dice alla sua segretaria di tenere bene a mente quella data e quell'episodio: "Se dovesse capitarmi qualcosa di molto grave, si ricordi che è legato a questo incontro"
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L'OMICIDIO
- L’anno successivo, il 6 gennaio del 1980, Mattarella viene ucciso in via della Libertà a Palermo mentre si trova in auto con la moglie, i due figli e la suocera. La famiglia sta andando a messa, quando un sicario si avvicina al finestrino e lo fredda a colpi di pistola. Le indagini sull’uccisione di Mattarella procedono con difficoltà, ma dagli atti giudiziari della Procura di Palermo emerge una linea chiara che lega l’omicidio ai "delitti politici" siciliani
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LA TESI DI FALCONE
- Secondo la pista sostenuta da Giovanni Falcone, a ordinare l’omicidio è la cupola mafiosa, ma c’è una saldatura tra Cosa nostra e l'eversione neofascista
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MAFIA E "PISTA NERA"
- Davanti alla Commissione antimafia, che ha reso pubblico il verbale dell'audizione riservata del 3 novembre 1988, Falcone spiega: "Si tratta di capire se, e in quale misura, la 'pista nera' sia alternativa a quella mafiosa, oppure si compenetri con quella mafiosa. Il che potrebbe significare altre saldature"
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FIORAVANTI
- Al centro di questo scenario intrecciato c'è la figura di Giusva Fioravanti, capo dei Nar. La moglie di Mattarella, Irma Chiazzese, rimane colpita dai suoi "occhi di ghiaccio” quando la pistola si inceppa dopo i primi colpi. Il sicario corre dal suo complice che lo attende su un'auto rubata e si fa consegnare una seconda pistola per completare l’uccisione
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IL SECONDO UOMO
- L'altro uomo che rimane defilato è stato identificato in Gilberto Cavallini, altro esponente dei Nar
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LE ASSOLUZIONI
- Ma l'inchiesta non è andata oltre questi sospetti, sostenuti anche da collaboratori neofascisti come Cristiano Fioravanti, fratello di Giusva. Rinviati a giudizio, Fioravanti e Cavallini vengono assolti e la sentenza viene poi confermata in Cassazione
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I DUBBI SULLA PISTA NERA
- La pista nera è rimasta sempre aperta ma dopo tanti decenni anni è ormai impossibile provare la tesi che Mattarella sia stato ucciso con la stessa arma usata per abbattere il giudice romano Mario Amato: il deperimento materiale dei reperti e dei proiettili rende inaffidabile un esame comparativo
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GLI OMICIDI POLITICI IN SICILIA
- Resta chiaro invece il contesto nel quale il caso Mattarella si iscrive. Per Falcone va collegato ad altri due delitti "politici": quello del 1979 del segretario della Dc palermitana Michele Reina e quello, nel 1982, del segretario regionale del Pci Pio La Torre
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LA CONDANNA DEI MANDANTI MAFIOSI
- Nel 1995 vengono condannati all'ergastolo i mandanti dell'omicidio Mattarella: i boss mafiosi Salvatore Riina, Michele Greco, Bernardo Brusca, Bernardo Provenzano, Giuseppe Calò, Francesco Madonia e Nenè Geraci
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LA RIAPERTURA DELLE INDAGINI
- Nel 2018 la Procura di Palermo riapre le indagini sull'omicidio, anche con riferimento ai rapporti tra Cosa nostra palermitana e l'eversione del terrorismo di destra (nella foto i funerali di Piersanti Mattarella)
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UN DELITTO "SOLO" MAFIOSO?
- Nel 2024, a 45 anni dal delitto, un nuovo colpo di scena. L'inchiesta sull'omicidio va avanti da anni e si aggiungono lettere anonime, immagini fornite agli inquirenti da giornali e agenzie di stampa, dichiarazioni di collaboratori. Emerge l'ipotesi di un delitto mafioso ideato e pianificato in Sicilia senza appoggi esterni, come l'utilizzo di sicari della destra eversiva (in foto i funerali di Piersanti Mattarella)
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INDAGATI DUE SICARI DI MAFIA
- In questo fascicolo d'indagine entrano, o forse vengono ripescati, due sicari di Cosa nostra, entrambi in carcere con più ergastoli da scontare: Antonio (Nino) Madonia, che ha 72 anni e all'epoca ne aveva 28 e Giuseppe Lucchese, detto Lucchiseddu, 67 anni, che all'epoca ne aveva 22. Il primo avrebbe sparato al politico, dopo i primi colpi sarebbe andato verso l'auto dov'era il complice a prendere un'altra pistola con cui avrebbe sparato nuovamente, mentre il secondo sarebbe stato alla guida della Fiat 127 del commando
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L’AUTO DEL CLAN
- La procura palermitana avrebbe esaminato con attenzione i reperti giornalistici dell'epoca scoprendo anche la fotografia che ritrae sul luogo del delitto un'automobile considerata di grande interesse investigativo. I due sicari sospettati di aver ucciso Mattarella hanno fatto spesso coppia nelle loro missioni di morte e adesso sono stati iscritti nel registro degli indagati. Già in passato alcuni pentiti avevano addossato a loro l’omicidio
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LA SOMIGLIANZA
- Dopo il delitto, la vedova di Mattarella, Irma Chiazzese, indicò come killer Giusva Fioravanti (poi processato e assolto), che ha una grande somiglianza con Nino Madonia. L'individuazione di Madonia e Lucchese non esclude del tutto la pista nera (comunque non percorribile più nei confronti di Fioravanti e Cavallini, a causa della loro assoluzione, definitiva da un quarto di secolo) ma apre uno scenario tutto siciliano, un grumo di interessi fra politica e imprenditoria colluse e ambienti di Cosa nostra
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LE COMMEMORAZIONI
- Il 6 gennaio è da allora un'occasione per ricordare Piersanti Mattarella. A Palermo si svolge una cerimonia di commemorazione in viale Libertà, a pochi passi dal luogo in cui venne ucciso, con la deposizione di corone di alloro davanti alla targa in sua memoria (in foto Sergio Mattarella ai funerali del fratello Piersanti)